presidente di Eni
Caso Mattei, il nipote di Agnelli: “Nessun attentato, l’aereo cadde per un incidente. Ho le prove”
Lupo Rattazzi, pilota e presidente della compagnia aerea Neos e nipote dell’avvocato Gianni Agnelli, è stato intervistato sull’incidente aereo che coinvolse il presidente di Eni Enrico Mattei il 27 ottobre 1962: “L’incidente è avvenuto nella fase finale del volo, la più critica, quando la velocità è minima per l'atterraggio, avvicinandosi a quella di stallo. Con i motori rudimentali dell'epoca, riducendo la velocità, i reattori reagiscono lentamente. Vicino allo stallo, a fine virata, il pilota, per dirigersi verso l'aeroporto, potrebbe aver ridotto troppo, finendo in stallo. Non possiamo sapere se quel giorno l'aereo sia entrato in una cella temporalesca, ma a 650 metri di altezza, in stallo, non c'è modo di recuperare”.
Rattazzi, durante la trasmissione “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, ha poi continuato il suo racconto: “Ho donato l'aereo gemello al Museo di Volandia. La cosa interessante è la documentazione originale dal '59, il diario dell'aereomobile che, giorno per giorno, prova che quell'aereo non si trovava a Catania il 27 ottobre 1962. Questo smentisce Calia, che sosteneva dovesse coprire il sabotaggio dell'aereo di Mattei. Altri documenti confutano Calia, il libretto di volo del comandante dimostra che non era a Catania quel giorno. Il quaderno della stazione di Fontanarossa, con i movimenti aerei dal 26 al 28 ottobre, non riporta traccia dell'aereo donato. Anche il registro dell'hangar di Ciampino conferma che non era uscito da lì, quindi non poteva essere a Catania. Una mole di prove che smentiscono la tesi di Calia del 1995. Nessuno, inoltre, ricorda che le prime due inchieste, tecnica e penale, conclusero si trattò di un incidente. Dato che l'aereo è rimasto nel piazzale solo 6 ore, un sabotaggio a Catania era impossibile”. “Quell’aereo è una prova che dimostra il teorema fasullo del complotto per uccidere Mattei”, la chiosa di Rattazzi.