Sanremo 2025
Sanremo 2025, l’intervista ad Arbore: “Basta polemiche, la protagonista sia la canzone”
Il 75esimo festival della canzone italiana è oramai entrato nel vivo con la direzione artistica e la conduzione di Carlo Conti che ha trasformato la kermesse sanremese in un luogo sicuro dove le polemiche non sono gradite o se vi entrano è solo di sfuggita, per venire, subito dopo, smorzate con grande professionalità. «Il Festival di Sanremo è il palcoscenico delle canzoni che devono essere protagoniste assolute e rappresentare quella novità in campo musicale che gli italiani aspettano ogni anno con entusiasmo e curiosità. Io, personalmente non amo le polemiche, che mai sono state legate alla mia lunga vita artistica. E nessun professionista dovrebbe sopportarle. Il Festival di Sanremo, nella sua spettacolarità e nell’interesse che suscita in tutti i media, si può paragonare ad un evento sportivo della massima importanza, di quelli che catturano l’interesse del pubblico e lo tengono legato alla tv ed a tutti i mezzi di comunicazione che si occupano della sua divulgazione.
Ecco perché hanno tanto successo i programmi televisivi collaterali che si occupano di Sanremo», afferma Renzo Arbore la cui partecipazione al Festival di Sanremo nel 1986 con il brano oramai cult «Il clarinetto», è entrata nella storia non solo della manifestazione canora, ma della stessa televisione. «Mi classificai al secondo posto e chissà, forse avrei potuto anche vincere l’edizione di quell’anno. Il clarinetto è una canzone swing e dai toni ironici, completamente scritta da me che ancora oggi viene apprezzata ed ha rappresentato uno dei primi esempi di canzoni umoristiche moderne» dice Arbore che continua ad esprimere la propria opinione sul Festival.
Cosa rappresenta Sanremo per il pubblico italiano?
«Noi avevamo bisogno, ogni anno, di una manifestazione popolare e spettacolare alla quale appassionarci. Il Festival canoro per noi è una sorta di Carnevale di Rio, festa annuale che si tiene a Rio De Janeiro, come le canzoni sono presentate nella cittadina della riviera ligure.
Ed ambedue le kermesse si svolgono prima della Quaresima. Migliaia di turisti da tutto il mondo affluiscono a Rio come milioni sono i telespettatori che seguono Sanremo divenuto un evento internazionale e conosciuto in tutto il mondo».
Oggi il Festival è una sorta di passione collettiva. Lo dimostrano i numeri dell’Auditel. C’è un precedente nella storia della tv?
«C’è un precedente nella storia della Radio. Erano gli anni dal 1934 al 1937 e gli italiani si appassionarono ad una trasmissione dal titolo "I quattro moschettieri" che, in chiave umoristica spaziava tra canzoni, musica, dialoghi: proprio come il nostro Festival che sarebbe nato oltre un decennio dopo, nel 1951. Quel programma fu una vera e propria epidemia tra i nostri connazionali di allora, si collezionavano anche le figurine dei personaggi che andavano a ruba. Tutti, ma proprio tutti ne parlavano come oggi tutti, ma proprio tutti cantano Sanremo. E questa mania delle figurine asso miglia in chiave moderna, al Fanta Sanremo che sta spopolando su un pubblico trasversale».
Perché le canzoni di Sanremo sono così importanti, ieri come oggi?
«Tutti gli studiosi della musica dovrebbero confermare l’importanza delle canzoni, chiamiamole pure canzonette ma mai in senso dispregiativo, nella nostra vita. Appartengono alla storia più che alla cronaca e sono l’espressione delle varie generazioni che si sono succedute nel tempo, dal 1951 ad oggi. Una spia di come cambia la società e come mutano i gusti non solo musicali. Questo trend è andato avanti negli anni fino all’esplosione colossale degli anni moderni con l’aiuto di Internet, dei social network e di tutti i mezzi di comunicazione attuali».
Perché il Festival ha avuto tanto successo? Si può dire che è nel cuore degli italiani?
«Il successo risiede soprattutto nel fatto che Il Festival è il Festival, consacrato da decenni di presenza importante non solo in Italia. Sanremo ha insito anche un aspetto sociologico di notevolissima importanza. Tutti alla fine lo seguono anche se dicono che non sono interessati perché è di tendenza e non vogliono sentirsi impreparati».
E sul gossip e le polemiche che caratterizzano ogni anno la kermesse canora?
«Sono aspetti legati all’evoluzione della manifestazione. Il gossip una volta non esisteva come aspetto legato a Sanremo. Si parlava solo d’amore. Penso ad esempio alle canzoni di Nilla Pizzi, Claudio Villa, Carla Boni che hanno accompagnato il pubblico degli anni Cinquanta. Per quanto riguarda le polemiche, come ho detto, bisogna accettare solo quelle che non sono di cattivo gusto, eleganti e sobrie. Ripudio ogni sorta di volgarità».