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Dario Fabbri: "Nessuna prova". La falla nella versione di Putin su Mosca

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Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato solo 19 ore il tremendo attentato alla Crocus City Hall di Mosca in cui sono morte, in base al bilancio aggiornato, 137 persone, 62 delle quali sono state identificate. Dopo aver rivendicato l'attacco, lo Stato Islamico nella diramazione dell'Isis-K, particolarmente attivo nelle ex repubbliche sovietiche, ha diffuso dei video che documentano la carneficina. Ma per la Russia dietro all'attentato c'è la mano dell'Ucraina. Dario Fabbri, direttore di Domino, è intervenuto domenica 24 marzo a Stasera Italia, il programma di Rete 4, e ha unito alcuni dei puntini presenti in un disegno ancora caratterizzato da ombre e speculazioni frutto della propaganda. 

 

"Il regime" di Putin "che cosa fa? Dice che il punto centrale è che questi signori", ossia i quattro attentatori arrestati, "ed è tutto da dimostrare perché non c'è nessuna prova a riguardo, stessero scappando verso l'Ucraina". Per Mosca i terroristi sono stati fermati con la loro auto a Bryansk, città russa a ridosso dei confini con Ucraina e Bielorussia. Tra l'altro, pare che la vettura avesse targa bielorussa. L'esperto di geopolitica fa notare però che "Putin, che ha parlato di 19 ore dopo l'attentato senza mai nominare lo Stato Islamico, dice che qui il grosso riguarda l'Ucraina". Insomma, "mi pare chiaro che l'intenzione di Mosca - conclude Fabbri - sia utilizzare quanto accaduto per ottenere un ulteriore escalation nei confronti dell'Ucraina". 

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