ko in abruzzo

Otto e mezzo, cosa scappa a Paolo Mieli: "Compreso me...", l'ammissione politica

Alle elezioni regionali in Abruzzo non si è verificato l'effetto Sardegna tanto sperato dalla sinistra. Ha vinto il governatore di centrodestra Marco Marsilio per buona pace del campo largo, anzi larghissimo, che sosteneva Luciano D'Amico. Ma che il voto abruzzese sarebbe stato molto diverso da quello sardo era sotto gli occhi di tutti, sottolinea Paolo Mieli nel corso di Otto e mezzo, su La7. Anche se la sinistra ("me compreso", scappa all'ex direttore del Corriere della sera) non se ne è accorta minimamente. "C'è stata una lettura totalmente sballata", spiega il giornalista nel programma condotto da Lilli Gruber lunedì 11 marzo. "In Sardegna c'è una signora, Alessandra Todde, che ha vinto per pochissimi voti e pochissime contestatissime schede - argomenta Mieli - ma le liste di centrodestra hanno stravinto. Se fossimo stati ai tempi dei vecchi partiti quella stra-vittoria delle liste sarebbe stata esaminata punto per punto". E si sarebbe evitato di caricare il voto abruzzese di un carattere nazionale, finendo per avere l'effetto di un boomerang per la sinistra. 

 

E invece il Pd di Elly Schlein e il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte la Todde l'hanno presa  "come una Madonna pellegrina e  portata in giro per l'Italia come se fosse lei che ha fatto il miracolo" in Sardegna. Mentre è chiaro, dice Mieli, che alla base della sconfitta del centrodestra  c'era un candidato debole. "Tutta la sinistra, me compreso, si è come ubriacata e ha pensato che bastava portare la Todde, dopo che aveva incontrato Patrick Zaki,  una settimana in Abruzzo" per vincere le elezioni, conclude il giornalista.