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Dimartedì, scontro tra Di Battista e Luttwak: "Devo urlare?"

Gabriele Imperiale
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Siparietto al veleno tra Alessandro Di Battista e Edward Luttwak a Di Martedì su La 7. Ospiti di Giovanni Floris nel suo salotto televisivo i due sono stati chiamati in causa dal conduttore sulla politica estera di Giorgia Meloni. Il primo a parlare è stato l’ex Movimento 5 stelle che si è lanciato in commenti tutt’altro che positivi verso il Presidente del Consiglio. “Meloni non ha un ruolo di comando e in primis per la sua debolezza politica - esordisce Di Battista - durante la prima Repubblica con tutti i limiti della prima Repubblica vi erano politici come Moro, Andreotti, Berlinguer infinitamente più autonomi in politica estera". È una critica a 360 gradi: “La Meloni non ha potere in politica estera. Gira il mondo, si fa vedere, chiama la Von der Leyen per risolvere un problema ma sulla questione Ucraina ha la stessa linea di Draghi”. L’ex grillino, come sempre, è un fiume in piena e si lascia andare a toni sempre più alti. “Una linea fallimentare – definisce così l’appoggio dell’Italia alla causa ucraina – dopo due anni possiamo dire che la linea europea in Ucraina è stato un fallimento? Abbiamo buttato armi, muoiono civili, muoiono militari, la Russia non è crollata". Ma non solo il conflitto tra Kiev e Mosca, l’attacco a Meloni non si ferma: “Si può affermare che è indegno da parte del presidente del Consiglio parlare più di Chiara Ferragni che di una strage di bambini palestinesi a Gaza? – chiede platealmente mentre Luttwak sorride scaldando i motori in attesa del suo intervento – Si può dire che questi comportamenti sono ignobili?”. Colpe del Presidente del Consiglio sempre più evidenti, secondo Di Battista, che motiva le sue accuse: “Potrebbe oggi fare sponda con Borrell che quantomeno sulla questione palestinese dice delle cose diverse? Potrebbe fare sponda con Sanchez che sulla questione palestinese dice cose diverse? No, per poter farsi dare la pacca sulle spalle da Biden si è messa sull’attenti”.

 

 

 

 

Mentre Di Battista, paonazzo, riprende fiato, ecco la stoccata dell’economista statunitense: “Beh scusami: devo urlare? – chiede a un Floris stupito – È obbligatorio urlare in questo programma? Questo signore urlava molte cose voglio dire che da qui, da Washington è una cosa strana". Di Battista sembra prenderla con sportività ma il politologo lo mette in un angolo. “Il più grave problema dell'Italia è la non crescita – sottolinea Luttwak – che obbliga i giovani italiani a emigrare se hanno qualifiche, mentre quelli che non hanno le qualifiche restano". Infine, dopo aver strigliato per bene Di Battista, un attacco anche agli italiani e alle aziende partecipate dallo Stato: “Il mondo esterno che vede l'Italia, vede la non crescita – critica apertamente il politologo – ma invece gli italiani litigano di come distribuire queste cose e in più ho sentito gente difendere le parastatali che sono la macchina della corruzione in Italia". In studio gli ospiti sono allibiti, Di Battista si lancia in smorfie a favore di telecamere ma Luttwak ormai ha perso i freni: “tutti sanno che le parastatali sono corruzione, nessuno dice queste cose e soprattutto non parla della non crescita”. Floris riprende la parola, Di Martedì deve andare avanti.

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