Controcorrente

Reddito di cittadinanza, Sgarbi senza freni: "Misura della volontà di non lavorare"

II reddito di cittadinanza è uno dei temi su cui la politica italiana continua a spaccarsi. Si chiama Siisl (Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa) la nuova piattaforma per l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro e formazione, che è partita venerdì primo settembre insieme al Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), lo strumento per i soggetti occupabili che escono dal Reddito di cittadinanza. Il sistema sarà poi destinata alla platea dell'Assegno di inclusione (che scatterà il primo gennaio 2024) ma l'obiettivo, a breve, è rivolgersi a chiunque si affacci per la prima volta al mondo del lavoro e a chi punti a reinserirsi. Il tema ha acceso il dibattito a Controcorrente, il programma di approfondimento giornalistico di Rete 4. A esprimersi sull'argomento è stato Vittorio Sgarbi. Il sottosegretario alla Cultura è stato netto: "Il reddito deve garantire sicurezza alle persone oltre i cinquantacinque anni, che non possono avere nè pensione nè lavoro perché sono consumati dal tempo".

 

 

Ospite di Alessandra Viero, Sgarbi ha detto la sua sulla misura abolita dal governo: "Però quando io vedo, ed è un dato oggettivo che riguarda il grande sviluppo turistico, che da ogni parte arrivano segnalazioni di ristoratori, di albergatori che non trovano sufficienti impiegati e dipendenti perché, dovendo dare 1200, 1100 euro, si contrappongono a un reddito che te ne dà 780, queste indicazioni sono la misura di una volontà di non lavorare", ha affermato in diretta tv.

 

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Poi ha continuato: "Quindi, quelli che non possono lavorare, devono avere una garanzia; quelli che possono lavorare potrebbero avere un'integrazione di uno stipendio che sia di 1000 euro, di 1200 euro di integrazione. Non è che tu non vai in un ristorante, non vai in un albergo, non vai in una pizzeria perché preferisci non fare niente". L'intervento del critico d'arte si è concluso con una stoccata diretta agli ex percettori del reddito di cittadinanza che, ora, gettano fango sulla decisione del governo: "Questa è una cosa grave: la mancanza di spinta a fare qualcosa. Ognuno di noi ha raggiunto qualcosa, ha raggiunto dei risultati lavorando. Magari ci vuole un sussidio per chi dà lavoro e per chi lo accetta, ma dire no non va bene. Non c'è disponibilità di giovani pur essendoci disponibilità di posti. Il reddito va dato a quelli che non possono lavorare, non a quelli che possono ma non vogliono", ha concluso.