Struttura segreta

Emanuela Orlandi, soffiata dell’ex agente Gladio: “In Vaticano tutto è collegato”

«Il fratello di Emanuela Orlandi fa benissimo a non arrendersi anche dopo quarant’anni per avere una parola di verità ma stia attento a non lasciarsi trascinare nelle paludi». Antonino Arconte è stato un agente della struttura segreta Gladio, che incontrò il capo delle Guardie Svizzere Estermann nel marzo ‘98 poche settimane prima della sua morte. Pietro Orlandi ha sempre pensato che le due vicende siano legate da un filo rosso. È così? La domanda fatta dall’Adnkronos all’ex agente Gladio, che replica così: «La mia, in questo caso, è una opinione. Se avessi qualcosa di concreto su Emanuela lo direi. Tuttavia credo che in Vaticano sia tutto collegato. Pietro Orlandi fa benissimo ad andare avanti. Qualcosa nella nebbia, scavando, - sottolinea Arconte - si riesce sempre ad intravedere. Lui non vuole mollare ma deve fare attenzione a non lasciarsi trascinare nelle paludi». 

 

 

A questo proposito, l’ex agente Gladio, alla vigilia del quarantennale dalla scomparsa della cittadina vaticana, ricordando le parole di Pietro Orlandi in una trasmissione televisiva in cui alludeva a presunte uscite notturne di Papa Wojtyla, con la nota «non penso per benedire le case», ha osservato: «A queste accuse non ho mai creduto. Ma sono cose dette da persone poco attendibili (Orlandi disse che erano state riferite da Neroni, ndr). Anche quella poteva essere una polpetta avvelenata. Pietro vada avanti nella ricerca della verità ma faccia attenzione a non lasciarsi trascinare nelle paludi». E la famiglia non sembra proprio aver intenzione di fermarsi.