otto e mezzo

De Angelis senza freni su Meloni: "Nomi impresentabili", Giuli lo stoppa così

Luca De Lellis

La morte di Silvio Berlusconi ha provocato una polarizzazione del dibattito. Da una parte tutti coloro che hanno ritenuto l’imprenditore e l’uomo politico meritevole di un posto d'onore nella storia del nostro Paese. Dall’altra chi invece è convinto che si sia intrapreso un processo di beatificazione immotivato per un personaggio pubblico comunque controverso. Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’HuffPost, appartiene al secondo gruppo, e durante la puntata di Otto e Mezzo ha polemizzato duramente contro tutta “la propaganda di Stato di stampo maoista nella quale si è contraddistinta in negativo la Rai che ci ha proposto una specie di santino e padre della patria”.

 

L’ospite della conduttrice Lilli Gruber ha poi spostato il bersaglio delle sue critiche sulla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rea “di aver postato sulla sua pagina Instagram tra i peggiori discorsi pubblici fatti da Berlusconi, tra i quali ne spicca uno nel quale il Cavaliere è vestito tutto di nero e attacca i comunisti”. Cioè, secondo De Angelis, l’errore volontario della leader di Fratelli d’Italia sarebbe stato quello di “non prendere il Berlusconi moderato e antifascista, ma quello più retrivo”. L’analisi è proseguita: “Questa è l’operazione politica di chi si sente erede anche della tradizione berlusconiana e lo mette in un Pantheon. Ma tecnicamente il suo partito è nato contro Berlusconi, e Meloni è colei che ne ha sancito la fine politica”. Di più. Il Cavaliere è "nel pantheon di Giorgia Meloni perché forse gli altri nomi sono impresentabili, come Almirante o Mussolini", alza il tiro De Angelis. 

 

In collegamento con la trasmissione c’è anche il direttore del Museo Nazionale MAXXI Alessandro Giuli, che ha confutato le tesi del giornalista dell’HuffPost, proiettando lo sguardo sul futuro: “E’ logico che Giorgia Meloni cerchi di proteggere un partito alleato fondamentale per la coalizione, non è questione di Pantheon. Quando una diventa premier e leader del principale partito di un’alleanza – ha concluso Giuli – ha il compito di diventare un catalizzatore di equilibrio in un contesto di coalizione”.