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Nba, McGregor ci ricasca e manda ko la mascotte dei Miami Heat

Luca De Lellis

Doveva essere solo una “gag”, una finta per far sorridere il pubblico. E invece è finita con un uomo al pronto soccorso. Nello spazio di un timeout nel terzo quarto di gara-4 della finale Nba tra i Miami Heat e i Denver Nuggets, terminata con la terza vittoria della serie per Nikola Jokic &Co, i tifosi sugli spalti hanno dovuto assistere a una brutta scena. Conor McGregor, uno degli spettatori di lusso del Kaseya Center, ha inflitto l’ennesimo K.O. della sua carriera. Stavolta al tappeto per un gancio sinistro caricato a molla ci è finito Burnie, la mascotte degli Heat. E se il siparietto poteva benissimo concludersi lì, vista la potenza del suo cazzotto, il fighter irlandese l’ha pensata diversamente.

 

 

McGregor è quindi entrato sul parquet insieme alla mascotte che, intanto, conoscendo la dinamica dello scherzo, si era preparato indossando dei guantoni da box e un cinturone da campione. Come accaduto già parecchie volte, l’irlandese ha preso troppo sul serio la cosa e dopo averlo spedito a terra con il primo colpo, ha infierito con Burnie ormai già stordito. A quel punto gli ha sferrato un altro pugno all’altezza del naso e, non contento, gli ha spruzzato anche uno spray sulla maschera. Tanto che alcuni addetti ai lavori hanno dovuto trascinare la povera mascotte all’ospedale per accertamenti. Per fortuna, non ci sono state conseguenze gravi, ma McGregor ha esagerato ancora una volta e andrebbe punito per questo.

 

 

Il lottatore di UFC, ritiratosi dopo il terribile infortunio alla tibia del 10 luglio 2021, non è nuovo a questo tipo di episodi. La gestione della violenza è ancora un rebus per lui. Ricordiamo che già nell’ottobre di due anni fa si era reso protagonista di un altro pugno sul volto di Francesco Facchinetti, aprendogli il labbro. Che poi lo stesso McGregor aveva rivendicato con un tweet, dicendo che l’artista italiano se l’era meritato. Insomma, al “fighter” irlandese pare che ancora non sia chiara la differenza tra la vita sul ring e quella fuori dall’ottagono. E a farne le spese è stata la povera mascotte dei Miami Heat.