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Controcorrente, Tajani sulle armi all'Ucraina: non siamo in guerra con la Russia

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa chiarezza sulla posizione dell'Italia nella guerra in corso in Ucraina. Durante la puntata di "Controcorrente" in onda il 19 febbraio, Tajani ha spiegato che le armi inviate dall'Italia sono solo difensive. «Invieremo strumenti di difesa aerea, abbiamo sempre detto che non siamo in guerra con la Russia, non vogliamo che ci siano armi che colpiscano il territorio russo, inviamo materiale difensivo, continueremo su questo percorso -  ha detto Tajani - Vogliamo soltanto difendere l’indipendenza dell’Ucraina. Riteniamo che l’Ucraina non debba arrendersi, perché la Russia ha violato il diritto internazionale. Detto questo, però, vogliamo che si arrivi alla pace», ha aggiunto.

 

 

 

Il vicepremier ha anche sottolineato l'importanza di valutare il futuro progetto cinese per la pace. «Non vedo purtroppo molti spiragli di pace. Aspettiamo il progetto cinese, 12 punti che Wang Yi ha preannunciato a Roma al presidente Mattarella e a me e che ha ribadito alla Conferenza di Monaco. Contemporaneamente ci sarà il documento Onu proposto dai Paesi occidentali. Vediamo cosa succede. Dobbiamo lavorare per la pace, ma non può che essere una pace giusta, garantendo l’indipendenza dell’Ucraina e il rispetto del diritto internazionale. Speriamo che la Cina convinca la Russia a sedersi al tavolo e non dia armi. Il fatto che americani e cinesi si siano incontrati dopo la vicenda del pallone spia è positivo. Le posizioni sono rimaste invariate. Gli americani sono convinti che la Cina sostenga la Russia, mentre i cinesi dicono che stanno lavorando per la pace, e che non accettano intromissioni da parte americana. Bisogna far sì che questa stagione di guerra si avvii a conclusione - prosegue Tajani - Alla Conferenza di Monaco abbiamo ribadito il sostegno all’Ucraina, senza l’indipendenza non ci può essere la pace. Si può cominciare a discutere di cose concrete, come continuare a garantire il trasporto di cereali verso l’Africa dall’Ucraina e poi creare una zona franca attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia».