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Ue, follie green e tassi da incubo: anche Lagarde ha capito che così non va

Alessandro Usai
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Arriva la Primavera e come d’incanto sbocciano interessanti considerazione della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Già questa potrebbe essere una notizia. Del resto, anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. Ma stavolta Lagarde mette a segno una bella doppietta su tassi di interesse e Green deal. Partiamo dai tassi. In un discorso a Francoforte, la presidente della Bce è tornata possibilista su un taglio del costo del denaro. Non subito, la finestra potrebbe essere quella di giugno. Sarebbe un bel segnale dopo il forte ciclo di aumenti dei tassi di interesse che ha caratterizzato il 2022. Il messaggio è semplice e diretto: le decisioni dovranno rimanere legate ai dati che di volta in volta saranno disponibili sull’inflazione. Se continuerà a scendere, si potrà iniziare un percorso di taglio dei tassi. Ma intanto appare quasi scontato che a giugno arriverà finalmente il primo e tanto atteso taglio.

 

 

Una buona spinta per le famiglie europee che in questo ultimo anno hanno cambiato le loro abitudini, riducendo i consumi e intaccando in parte i risparmi. Uno studio della Banca centrale europea lo dimostra con chiarezza: il 69 per cento dei cittadini della zona euro ha modificato i propri consumi. Non solo. Nelle tabelle si evidenzia che il 43 per cento degli europei ha dovuto attingere ai risparmi mentre il 31 per cento ha cercato di fare lavori extra per aumentare le entrate. Se si allarga l’orizzonte agli ultimi due anni, lo studio della Bce fotografa un calo dei risparmi dovuto alla spesa sui viaggi e le attività di piacere. Questo perché è aumentata maggiormente la spesa dei nuclei familiari che hanno un reddito più alto. Diverso il discorso per i nuclei a basso reddito che hanno concentrato le spese solo sui beni di prima necessità. In sintesi, il rialzo dei tassi di interesse ha danneggiato i cittadini europei meno abbienti che ora possono essere più fiduciosi per il futuro se la Bce invertirà la rotta. Il segnale che arriva dalla Lagarde sembra andare in questa direzione.

 

 

La seconda intuizione riguarda il Green deal e tutte le nefaste conseguenze legate alle politiche verdi. Per la Lagarde questa rincorsa alla transizione ecologica rallenta la produttività e danneggia le famiglie e le imprese della zona euro. Il costo delle follie volute da Bruxelles in nome della salvaguardia ambientale avrà un peso sul breve e medio termine prima di portare eventuali benefici. Case verdi, pannelli solari, batterie elettriche sono affascinante ma non per le tasche dei cittadini che saranno costretti a legarsi ai bonus dei singoli Paesi per non finire fuori legge. Nei prossimi 5 anni, la transizione ecologica così come è stata ideata affosserà di circa il 30 per cento le aziende che inquinano di più. Va bene tutelare l’ambiente, ma così si danneggia il lavoro e la crescita delle imprese innescando una spirale pericolosa. Vogliamo davvero essere tutti più poveri e indebitati ma con meno inquinamento? Forse sarebbe opportuno trovare altre strade e ragionare sulla gradualità di alcune misure, senza costringere i cittadini a spendere soldi che non hanno in nome dell’ecologia. Lo ha capito persino la Lagarde.

 

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