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Tra Salvini e Rummo gli unici a fallire sono i boicottatori

Gabriele Di Marzo
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La verità è che il presunto boicottaggio social della pasta Rummo, se nella sostanza è poca roba, nella forma ci dice molto di più. Ci indica la strada di un livore social, per fortuna prontamente sovrastato da altrettanti attestati di difesa e stima, con una matrice più ampia e lontana. Ma da non sottovalutare. Il ministro Matteo Salvini, legittimamente, qualche giorno fa ha fatto visita al Pastificio Rummo, una delle eccellenze del sud Italia.

Milioni di fatturato, export in tutto il mondo e centinaia di dipendenti. In questo Paese spesso dimentichiamo un paradigma: sulla politica dovremmo continuare a dividerci, sulle istituzioni, di converso, non dovremmo quasi mai. Sicuramente non quando non serve affatto. Criticare quella visita, a tal punto da lanciare in rete l’hastag #BoicottaRummo, sperando che qualche altro possa associarsi alla nostra protesta, non è solo un errore di forma ma anche di sostanza. Perché dimostra un principio sottinteso: per far vincere l’odio personale boicottiamo una eccellenza universalmente riconosciuta. O quantomeno ci proviamo, senza di fatto riuscirci.

 

C’è da chiedersi perché alcuni falliscono anche nei boicottaggi. Ed anche perché, quegli alcuni, sono sempre gli stessi. Politicamente di parte, senza dubbio. Ma chiedere di non comprare un prodotto, con il quale come ha ricordato Rosario Fiorello vivono tante famiglie di lavoratori, è anche qualcosa di più. È sperare nel fallimento collettivo per realizzare il presunto, a nostro avviso, fallimento di un singolo. È l’antisocialità che si concretizza. È la visione, di livellamento al ribasso, della società. Ma in un mondo normale non può affatto funzionare come dice l’ex ministro Danilo Toninelli in un video social. In un mondo normale non è vero che «se fai entrare Salvini alla Rummo, poi le critiche te le devi aspettare». Di normale, questo modo di fare, non ha proprio nulla. Perché se questo è il mondo della tifoseria, che nel calcio è comprensibile, in politica dovrebbe essere biasimato. La realtà, per fortuna, è cosa differente. E si sostanzia con il boicottaggio, questo si riuscito, del presunto boicottaggio. Se la somma fa il finale, la pubblicità per la Rummo, oggi a distanza di qualche giorno possiamo dirlo, è quasi tutta positiva. Non solo per l’azienda, ma anche per Salvini. La Rummo ha, potenzialmente, venduto anche più pasta. Con una pubblicità gratuita con pochi pari. Salvini ha ricevuto attestati di non colpevolezza pure da chi, solitamente, pur di criticarlo gli imputerebbe la paternità di tutte le carbonare fatte con la panna. A proposito di pasta, per l’appunto. 

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