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Dalla Ciociaria al Belgio, trafugate negli anni Ottanta, recuperate due opere del '600

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«È un recupero di un patrimonio artistico importante che viene restituito alla gente». Con queste parole, cariche di commozione e sollievo, padre Angelo Oddi ha salutato il ritorno nella Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome di Veroli di due angeli portacandele in bronzo del XVII secolo, trafugati e scomparsi nel silenzio per decenni. Un ritorno atteso, quasi insperato, che profuma di memoria ritrovata, di radici che tornano a casa. I due angeli, alti 74 centimetri, sono stati ufficialmente riconsegnati alla Basilica, nel corso di una cerimonia solenne che ha riunito autorità civili, militari e religiose.

A presiedere l’evento l’Arcivescovo delle diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri, insieme al Rettore della Basilica, don Angelo, e al Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.  Le opere – che tornano in basilica dopo circa 45 anni - erano scomparse tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila, probabilmente dopo essere state trasferite a Frosinone per una mostra. Furono sistemate in una stanza e da lì sparirono. «Quando nel 2009 presi in consegna la Basilica mi resi conto che mancavano tantissime opere. Feci la denuncia, perché quelle sono le nostre radici, la nostra storia». Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano e condotte con pazienza e rigore dai Carabinieri TPC, hanno portato all’individuazione dei due bronzi prima nel mercato antiquario londinese e poi, l’8 ottobre scorso, in Belgio, nella disponibilità di un collezionista privato. Fondamentale il confronto con la Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti, il più grande archivio al mondo di opere d’arte rubate. Gli angeli, attribuiti alla Fonderia Pozzo, espressione della scultura lombarda tardo barocca, erano stati concepiti per essere collocati ai lati di un altare: figure simmetriche, eleganti, in posa dinamica, con le torce rivolte verso il centro. «Ora – dice don Angelo – tornano a vegliare sul corpo di Santa Maria». Ma gli angeli non rappresentano l’unica opera sottratta: «Abbiamo contato circa 90 opere che mancavano all’appello. Ho persino realizzato un calendario per tenere viva la memoria di ciò che era stato rubato. Non basta fare una denuncia: bisogna rinfrescare la memoria, perché quello che è stato portato via appartiene a tutti». Quando i Carabinieri gli hanno comunicato il ritrovamento, l’emozione è stata fortissima. La restituzione dei due angeli non è solo un atto giudiziario: è un gesto di giustizia verso una comunità. «È un momento di festa – conclude don Angelo – ma anche di responsabilità. Oggi, finalmente, qualcosa che è nostro è tornato a casa». E nella Basilica di Santa Maria Salome, dopo decenni di assenza, due angeli hanno ripreso il loro posto. Non solo come opere d’arte, ma come custodi silenziosi della memoria collettiva di Veroli.

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