CGI Group sbarca in Italia: “Difendiamo il patrimonio culturale con l'intelligence e l'intelligenza artificiale”
A colloquio con Zvika Nave, CEO di CGI Group: “In Europa manca un'autorità centrale per proteggere i beni culturali. In Italia una sfida strategica.”
Una nuova frontiera nella difesa del patrimonio culturale europeo si apre con l’arrivo in Italia di CGI Group, una delle principali realtà mondiali nel settore dell’intelligence privata, della sicurezza informatica e della gestione delle crisi. Presidente del gruppo è Yaakov Perry, ex direttore generale dello Shin Beit, mentre a guidare l’espansione nel nostro Paese è il CEO Zvika Nave, che abbiamo intervistato in esclusiva.
“La scelta dell’Italia – spiega Nave – nasce da un’attenta analisi di mercato: Roma è un hub strategico per l’Europa, e la concentrazione di attori istituzionali e culturali rende questo territorio centrale per il nostro lavoro. Oggi, non esiste nel Paese un’organizzazione comparabile alla nostra, per esperienza e portafoglio servizi.”
Il gruppo, operativo da 36 anni a livello globale, è noto per aver contribuito a casi complessi di portata internazionale: tra questi, l’arresto dei responsabili del colossale furto da un miliardo di euro al museo di Dresda nel 2019, o l’individuazione di un complotto contro la presidente eletta della Georgia nel 2018.
In Italia, CGI Group è già attivo attraverso una sede diretta, guidata da Oren Ziv, figura di alto profilo nel mondo diplomatico, e da Violeta Sekler, esperta di management internazionale. La squadra integra anche professionisti italiani nei settori legale, mediatico e aziendale.
Un caso recente, citato da fonti di stampa, coinvolge l’imprenditore Cristiano Rufini, sospeso e poi reintegrato alla guida di OLIDATA: CGI Group sarebbe stato incaricato di condurre un’indagine approfondita che ha portato alla luce criticità legate a gare pubbliche nell’ambito della cyber security.
Ma ciò che rende unica la strategia di CGI Group è l’uso dell’intelligenza artificiale per monitorare attività criminali online, in particolare sul dark web. “Già cinque anni fa – racconta Nave – abbiamo avviato dialoghi strategici con soggetti sospetti in rete. L’IA ci permette di incrociare dati, tracciare conversazioni e identificare minacce con rapidità ed efficacia.”
Secondo il CEO, i Paesi europei più esposti ai crimini contro il patrimonio artistico sono Italia, Francia e Germania: “La Gioconda al Louvre è uno degli obiettivi più discussi nei forum del dark web. I tesori italiani sono altrettanto vulnerabili, ma spesso non adeguatamente assicurati né protetti.”
Ed è proprio qui che emerge la grande lacuna europea. Nave denuncia l’assenza di un’autorità centrale a Bruxelles in grado di coordinare le attività di prevenzione, intelligence e recupero. “Oggi ogni Paese si muove da solo. È un errore. Servirebbe un meccanismo comune per proteggere il nostro patrimonio condiviso.”
CGI Group ha già avviato interlocuzioni con autorità italiane ed europee. “Siamo a disposizione – conclude Nave – per supportare istituzioni, musei, forze dell’ordine e imprese, in un momento storico in cui il patrimonio culturale è sempre più minacciato da interessi illeciti, manipolazioni digitali e guerre ibride.” Un allarme che non possiamo permetterci di ignorare.
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