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Come funziona la fecondazione in vitro e probabilità di successo: nuovi test molecolari e tecnica di Duostim

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Quando una coppia decide di intraprendere il percorso di fecondazione assistita, la fase particolarmente critica è quello dell’impianto dell’embrione. Infatti essa non sempre avviene con successo e il fallimento della tecnica viene spesso vissuta dalla coppia come un’esperienza molto forte dal punto di vista psicologico che può causare anche stati di depressione e frustrazione perché il tentativo non è andato a buon fine. Inoltre la maggior parte delle coppie non si spiega questo fallimento perché spesso, soprattutto nelle coppie più giovani il fallimento consegue al trasferimento in utero di embrioni di ottima qualità.

È oggi scientificamente accertato che il successo della fecondazione in vitro è determinato dall’impianto di una blastocisti (embrione al 5/6 giorno di sviluppo) sana geneticamente (euploide) su un endometrio sincrono e recettivo e che purtroppo non esiste nessuna correlazione tra aspetto morfologico dell’embrione e la sua salute genetica. Questo vuol dire che noi possiamo trasferire all’interno della cavità uterina embrioni bellissimi ma che non sono sani geneticamente che per il famoso processo di selezione naturale non si impiantano.

Tutte le donne a qualsiasi età presenta una quota parte dei propri ovociti che non è sana geneticamente quota che aumenta drasticamente con l’aumentare dell’età femminile. Gli embrioni che derivano da questi ovociti non essendo sani non hanno capacità di impianto o di gravidanza. Quali sono le coppie più a rischio di formazione di embrioni anomali? Sono le coppie in cui la donna ha più di 35 anni, coppie con abortività ripetute, coppie con infertilità maschile grave In queste coppie per ottimizzare il successo è consigliabile, se non ci si vuole affidare semplicemente alla sorte, effettuare una fecondazione in vitro con diagnosi genetica preimpianto.

Tutti gli studi scientifici internazionali pubblicati hanno evidenziato un maggior tasso di successo in termini di bimbi nati per singolo trasferimento embrionario della tecnica di fecondazione assistita con diagnosi genetica preimpianto rispetto alla tecnica tradizionale La diagnosi preimpianto consiste nel prelevare a livello di blastocisti (embrioni in V giornata di sviluppo) 5/10 cellule dal trofoectoderma ossia da quel tessuto che darà origine alla placenta e nell’esaminarne il corretto assetto cromosomico. Questo tipo di biopsia non essendo fatta direttamente sull’embrione come si faceva una volta non ha nessuno impatto negativo sull’impianto dello stesso. Questa tecnica risulta particolarmente fattibile per tutte quelle donne che presentano una elevata capacità di produrre ovociti con la stimolazione ormonale.

Oggi comunque, come dimostrato da recenti studi internazionali, la riduzione della riserva ovarica può essere contrastata dal punto di vista clinico da un particolare protocollo di stimolazione ormonale detto DUOSTIM.

Questo protocollo consiste nell’esecuzione nello stesso mese di due stimolazioni consecutive (la seconda quattro giorni circa dopo il primo pick-up) al fine di prelevare più ovociti e quindi formare più embrioni. Una volta ottenuti embrioni sani dobbiamo essere sicuri della qualità del “terreno”in cui andiamo ad impiantarli, questo terreno si chiama endometrio ed è il tessuto che riveste l’utero. Questo può essere verificato mediante nuovi test di biologia molecolare detti test di recettività endometriale.

È oggi possibile anche individuare direttamente nel tessuto uterino sia una flora batterica patologica responsabile di endometriti che la presenza di cellule linfocitarie (Natural Killer) in grado di aggredire l’embrione e determinare abortività ripetuta. Sicuramente anche la selezione degli spermatozoi da iniettare all’interno dell’ovocita può contribuire sensibilmente ad aumentare le % di successo. In questo si sono rivelate fondamentali diverse tecniche: IMSI,-MACS,e quella mediante microfluidi. 

Oggi inoltre non è più giustificato che la coppia si rechi all’estero per ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa, maschile o femminile o per congelare embrioni soprannumerari (che non vengono trasferiti).

Le % di successo dopo circa 400 casi effettuati nel nostro Centro sono del tutto simili a quelle degli altri paesi, circa il 60% con il 49% di bambino in braccio.

Nuovi test genetici (genescreen) permettono un più completo matching tra donatrice e coppia ricevente e ridurre il rischio delle malattie genetiche rare. Inoltre la possibilità di effettuare un test di screening sulla salute del feto con un semplice prelievo di sangue alla madre alla decima settimana di gravidanza consente ancora di più quel percorso che noi chiamiamo gravidanza sicura ed informata. Non dobbiamo dimenticare inoltre il social freezing per tutte quelle donne che non hanno ancora una progettualità riproduttiva ma intendono conservare intatte le loro future possibilità riproduttive grazie al congelamento ovocitario. Questa ultima tecnica risulta fondamentale anche per tutte le pazienti oncologiche che dopo aver sconfitto malattie gravissime vogliono mantenere intatta la loro qualità di vita, in particolare quella riproduttiva (oncofertilità).

Per tutte quelle pazienti che inoltre hanno il timore che una stimolazione ormonale possa far insorgere una patologia neoplastica sono a disposizione nuovi test genetici in grado di valutare tale predisposizione rendendo il percorso ancora più spensierato.
 

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