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Medioriente: nel piano Trump per Gaza rilascio ostaggi e apertura a Stato palestinese

Foto: Ansa

Andrea Riccardi
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Rilascio immediato di tutti e 48 gli ostaggi, ritiro dell'Idf, una governance transitoria senza Hamas, con l'apertura alla creazione di uno Stato palestinese. Sono alcuni dei capisaldi del piano in 21 punti per porre fine alla guerra a Gaza condiviso dall'amministrazione Trump con paesi arabi e musulmani a margine dell'Assemblea generale dell'Onu, diffusi da media arabi e israeliani. Il presidente Usa si è mostrato ottimista, ha parlato di "più buona volontà ed entusiasmo per il raggiungimento di un accordo, dopo così tanti decenni, di quanto abbia mai visto prima", e di intensi negoziati che continueranno "finché sarà necessario per raggiungere un accordo concluso con successo". Tutti i paesi della regione sono coinvolti, rimarca Trump, "Hamas è consapevole di queste discussioni e Israele è stato informato a tutti i livelli, incluso Netanyahu".

Il premier israeliano è atteso lunedì alla Casa Bianca, mentre Hamas, secondo fonti di Haaretz, avrebbe accettato in linea di principio il piano, anche se una fonte del movimento ha negato alla Tv Al-Arabiya di aver ricevuto un nuova offerta per cessate il fuoco. Il piano di Trump prevede che Gaza sarà "una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo che non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini", sarà riqualificata "a beneficio della sua popolazione", e se entrambe le parti accetteranno la proposta la guerra terminerà immediatamente. Entro 48 ore dell'accordo tutti gli ostaggi, vivi e morti, saranno restituiti. Una volta avvenuto ciò, Israele libererà centinaia di prigionieri palestinesi che scontano l'ergastolo e oltre mille abitanti di Gaza arrestati dall'inizio della guerra, nonchè restituirà centinaia di corpi. Gli aiuti arriveranno nella Striscia a ritmi non inferiori a 600 camion al giorno, distribuiti dall'Onu e dalla Mezzaluna rossa, insieme ad altre organizzazioni internazionali.

Non è chiaro se la discussa Gaza Humanitarian Foundation sarebbe esclusa. Ai membri di Hamas che si impegnano per la coesistenza pacifica verrà concessa l'amnistia, mentre a coloro che desiderano lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro verso paesi terzi. La Striscia sarà governata da un governo temporaneo di tecnocrati palestinesi, che saranno responsabili della fornitura di servizi quotidiani alla popolazione. Il comitato sarà supervisionato da un nuovo organismo internazionale istituito dagli Usa in consultazione con partner arabi ed europei. Definirà un quadro per il finanziamento della riqualificazione di Gaza, fino al completamento del programma di riforme dell'Autorità nazionale palestinese. Questo nonostante Tel Aviv finora abbia escluso un ruolo dell'Anp. Un piano che richiama quello dell'ex primo ministro britannico Tony Blair. Hamas non avrà alcun ruolo nella governance di Gaza dopo la guerra. Ci sarà l'impegno a distruggere e interrompere la costruzione di qualsiasi infrastruttura militare offensiva, compresi i tunnel. Israele, che deve accettare di non compiere futuri attacchi in Qatar, riconoscendone il ruolo di mediazione, non occuperà né annetterà Gaza e le Idf consegneranno gradualmente il territorio occupato, man mano che le forze di sicurezza sostitutive stabiliranno il controllo sulla Striscia.

Gli Usa collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una forza di stabilizzazione internazionale temporanea che verrà immediatamente dispiegata a Gaza e che addestrerà una forza di polizia palestinese, che fungerà da organo di sicurezza a lungo termine. Verrà avviata la ricostruzione e secondo il piano nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, anzi. I gazawi saranno incoraggiati a rimanere nella Striscia e coloro che sceglieranno di andarsene potranno tornare. Una volta che la riqualificazione sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell'Anp implementato, "potrebbero esserci le condizioni per un percorso credibile verso la creazione di uno Stato palestinese, riconosciuto come l'aspirazione del popolo palestinese". Gli Usa si impegnerebbero ad avviare un dialogo tra Israele e palestinesi per concordare "un o rizzonte politico per una coesistenza pacifica".

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