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Mar Rosso, il racconto dalla Caio Duilio sui droni degli Houthi: “Tensione costante”

Gabriele Imperiale
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È notte. Due strisce appaiono sugli schermi radar. Parte un messaggio: “Qui nave Duilio, per favore identificatevi”. Nessuna risposta. È così che inizia il racconto della notte durante il quale il cacciatorpediniere italiano Caio Duilio ha abbattuto alcuni droni di fronte alle coste dello Yemen. “Qui nave Duilio, per favore identificatevi”: il messaggio radar è d’obbligo. Sono giorni che tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso si affollano navi e velivoli. Americani, britannici e gli altri alleati europei navigano in quelle acque ed è giusto sincerarsi che non sia un cacciabombardiere che vola a bassa quota o un jet di rientro. Ma quelli che appaiono sullo schermo dei radar dei marinai italiani, vanno a bassa velocità e seguono una rotta non lineare e tutti sulla Caio Duilio hanno capito di cosa si tratta. “Qui nave militare italiana Caio Duilio, per favore identificatevi. Questo è l’ultimo avviso”. 

 

 

Sono ormai mesi che si sa molto sui mezzi a guida remota che dallo Yemen vanno a caccia dei cargo in transito nello stretto di Bab el Mandeb “per obbligare Israele e i suoi alleati a fermare la carneficina a Gaza”. Prima di quella notte, i marinai italiani hanno già abbattuto altri mezzi Houthi ma accade qualcosa di diverso: “i due droni sono stati inquadrati dai sistemi mentre volavano su una rotta e poi, improvvisamente, hanno virato verso il cacciatorpediniere”. A ricostruire le fasi del combattimento nel Mar Rosso ci ha pensato Andrea Nicastro sulle pagine de Il Corriere della Sera. Ricostruzione che però si ferma agli istanti precedenti l’abbattimento, perché spiega il giornalista “Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di ‘una sfida che si evolve di settimana in settimana’ e ha chiesto ai militari di limitare al massimo le informazioni che potrebbero dare un vantaggio al nemico”. Sappiamo invece com’è finita quella notte con l’abbattimento dei droni da parte del cacciatorpediniere. 

 

 

Caio Duilio che opera su una zona molto vasta dal Golfo di Aden al largo dello Yemen, al Mar Rosso ma mai troppo lontana dalle postazioni di lancio dei ribelli yemeniti. I tempi di reazione sono quindi estremamente brevi, questione di pochi minuti. E questo – spiega il giornalista – “significa una tensione costante a bordo”: degli oltre 200 membri dell’equipaggio sono i radaristi e gli artiglieri quelli più sollecitati e che devono organizzarsi per essere al 100% di reattività in qualunque momento. Ad aiutarli il computer di bordo che punta il cannone in modo che il proiettile lanciato contro il drone, lo colpisca non dov’è al momento dello sparo ma dove si troverà di lì all’istante dell’impatto. Il Ministero della Difesa ad oggi non ha fatto sapere cosa abbia abbattuto i droni, se i missili o i cannoni della Duilio. Ma quello che sappiamo è che l’esplosione – così come quella precedente del 2 marzo – sarebbe avvenuta poco oltre i 4 chilometri di distanza dalla nave “Tradotto: questione di secondi prima che andassero a segno”.

 

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