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Navalny, caso analogo in Bielorussia: morto in carcere l'oppositore di Lukashenko

Luca De Lellis
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In certi regimi funziona così: vieni arrestato solo per aver osato professare idee contrarie al pensiero unico, e magari finisce che ci muori anche. A distanza di pochi giorni, nella Russia di Vladimir Putin ha perso la vita in circostanze tutt’ora misteriose il dissidente Alexei Navalny. Mentre nella Bielorussia del presidente Alexandr Lukashenko, putiniano sfegatato, è stata appena annunciata la morte – in circostanze analoghe a quelle di Navalny– del giornalista e oppositore politico Ihar Lednik. La notizia è stata diramata dal suo ex partito, il Partito socialdemocratico bielorusso (Hramada), e dalla ong per la difesa dei diritti umani Viasna. Da quando era stato rinchiuso in carcere, nell’aprile del 2022, Lednik non se la passava bene dal punto di vista della salute, e le sue condizioni si sono aggravate di giorno in giorno. Da poco era stato operato per un problema gastrointestinale e accusava anche dei danni al cuore, tanto da essere ricoverato nell’ospedale di Minsk, dove è deceduto all’età di 64 anni. Le autorità bielorusse però ancora non hanno informato sui motivi e sulla data esatta del decesso.

 

Soltanto Lednik può sapere quanto la sua reclusione abbia inciso nella sua scomparsa prematura. Ma la principale leader dell’opposizione al regime di Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, non ha esitato un momento nell’attribuire le responsabilità della morte al presidente bielorusso in carica ormai da 30 anni. “Ihar Lednik è la quinta vittima del regime di Lukashenko” nel giro di 3 anni, ha tuonato sul suo profilo X. Chi sono gli altri 4 prigionieri politici deceduti? Vitold Ashurak (2021), Vadim Hrasko (2022), l’artista Ales Pushkin (2023) e il blogger Mikalai Klimovich (2023). Prosegue la denuncia: “Ho il cuore spezzato per la morte del prigioniero politico Ihar Lednik, uno dei leader dei socialdemocratici bielorussi e un instancabile combattente per la libertà. Questa morte è un tragico simbolo della brutalità del regime di Lukashenko. Deve essere ritenuto responsabile di ogni morte, di ogni eroe perduto”. I dati sono ancor più eclatanti e al contempo preoccupanti, se si considera che l’organizzazione Viasna ha calcolato circa 1.400 detenuti politici in Bielorussia. 

 

Tornando al caso specifico di Lednik, il giornalista e militante d’opposizione era stato condannato a 3 anni di reclusione per un articolo pubblicato sul giornale del suo partito Position nel quale a detta del pm di Minsk si asserivano “informazioni deliberatamente false, diffamatorie e degradanti sull’onore e la dignità di Lukashenko, insieme ad un’accusa nei suoi confronti di crimini particolarmente gravi, anche contro la sicurezza dell’umanità”. Un altro grande classico dei regimi: usare la giustizia come manganello per spegnere le coscienze, così che fili sempre tutto liscio.

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