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Russia, “nessuno potrà sostituire Navalny”. Il nobel per la Pace getta la spugna

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“Per noi, per il Paese Russia, per il suo futuro politico, questa morte, questo omicidio, avrà conseguenze irreversibili”. Risponde così a La Stampa Boris Belenkin, dal suo esilio in Repubblica Ceca, subito dopo aver saputo della morte di Alexey Navalny. Belenkin, che nel 2022 si è visto assegnare il premio Nobel per la pace con Memorial, ricorda come Navalny rappresentasse “la voce che più di ogni altra era riuscita a raggiungere una grande maggioranza del Paese” e la sua morte “ha sicuramente indebolito il potere di Vladimir Putin”, mentre “al momento” non c’è una persona in grado di raccogliere l’eredità politica di Navalny, affermando sconsolato che è “un’altra tragedia della Russia”. 

 

 

“Hanno cominciato a ucciderlo molti anni fa, ieri hanno semplicemente deciso di portare a compimento la missione”, sostiene Belenkin, che afferma di non credere che ora “ci saranno proteste di massa” in Russia e che “uscirà allo scoperto solo chi sarà pronto a pagare il prezzo della sua libertà” perché in Russia “ogni ‘uscita in piazza’ equivale all’entrata in un carcere”. E, continua, “non penso che la sua morte possa in qualche modo cambiare l’esito” delle prossime elezioni perché “il risultato è predeterminato” e “tutta l’opposizione è già stata fatta fuori”. Ma Belenkin trova anche un piccolo barlume di speranza per il futuro nel colloquio con il quotidiano piemontese: “Un giorno, in una Russia libera, questa morte influenzerà a lungo l’esito del voto. Perché prima di essere un simbolo dell’opposizione era un simbolo per i russi. La sua presenza, anche dal carcere, stava a testimoniare l’esistenza di un pensiero libero, di una speranza”.

 

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