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Meloni-von der Leyen, l'accordo sui migranti manda in tilt la sinistra

Dario Martini
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Ci sono tre cose che stanno mandando in tilt la sinistra italiana. Primo: i Paesi africani, praticamente l’intero continente, stanno ascoltando con grande interesse il piano proposto dal governo italiano per lo sviluppo delle loro economie. Secondo: questa collaborazione può davvero porre un argine alle migrazioni di massa verso l’Europa. Terzo: il feeling che in poco più di un anno Giorgia Meloni è riuscita ad instaurare su questi temi con Ursula von der Leyen, dal patto con la Tunisia all’accordo con l’Albania, entrambi patrocinati e approvati dalla presidente della Commissione europea. Tanto che ieri Bruxelles ha "benedetto" il Piano Mattei italiano per l’Africa. Basta leggere le dichiarazioni rilasciate ieri dagli esponenti di punta della sinistra per capire quanto mal sopportino tutto ciò. Nel mirino c’è proprio il Piano Mattei, bollato come una «scatola vuota», una «mera propaganda» fine a se stessa. È evidente che questo piano sia ancora agli albori. La governance, con la cabina di regia, è stata appena messa in piedi. I capi di Stato e di governo che prendono parte al vertice di Roma sono in Italia anche per sottoscrivere le prime adesioni.

L’orizzonte temporale è di lunga durata. Il governo vuole mobilitare 4 miliardi nei prossimi quattro anni. Impossibile, quindi, vedere subito risultati tangibili. Eppure, il capogruppo del Pd in Senato, Francesco Boccia, ha l’impressione che «il Piano Mattei sia una scatola vuota e che il governo si stia muovendo più attraverso annunci che con una concreta ed efficace politica estera. Il tema è il solito- continua il parlamentare Dem - e riguarda il rapporto con i partner europei. Non può essere l’Italia da sola a gestire il rapporto con l’Africa. Il problema è che il governo Meloni in Europa è spesso ai margini». Questa solitudine e marginalità non si è vista di sicuro ieri sera alla cena introduttiva del summit che si è tenuta al Quirinale, a cui hanno preso parte, oltre a von der Leyen, anche la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Il governo Meloni, infatti, non vuole che il Piano Mattei sia un’esclusiva dell’Italia, ma vuole coinvolgere tutti i Paesi dell’Unione interessati a fare della sponda sud del Mediterraneo la priorità geopolitica del futuro. Giudizi negativi, però, arrivano anche da Azione, con il capogruppo alla Camera Matteo Richetti. Anche lui ricorre alla metafora della «scatola vuota», che addirittura toglierebbe «risorse alla cooperazione internazionale». Il termine «scatola vuota» piace anche a Nicola Fratoianni di Avs, al quale fa eco il compagno Angelo Bonelli, secondo il quale il piano del governo «è predatorio». Per il deputato «verde», la soluzione giusta sarebbe azzerare tout court il debito dei Paesi africani. Nella seconda parte del 2023, Pd e Avs avevano predetto che l’accordo con la Tunisia, siglato a luglio, si sarebbe rivelato un grande flop perché non avrebbe fermato i migranti. Avrebbero fatto meglio ad attendere prima di sparare sentenze, dal momento che quando i fondi europei hanno iniziato a riempire la casse di Tunisi le partenze dei barconi si sono arrestate. Negli ultimi quattro mesi gli sbarchi sono calati del 34%. Infine, a far impazzire la sinistra c’è il feeling tra Meloni e von der Leyen. Le opposizioni temono che questo asse si possa riprodurre anche in Europa dopo il voto di giugno. Il premier italiano guida i Conservatori europei. La presidente della Commissione fa parte del Ppe. I Socialisti iniziano a tremare.

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