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Medio Oriente, Tajani annuncia la strategia dell'Italia: "Aiuti a Gaza e ostaggi"

«Magari l’Italia potesse da sola risolvere la crisi in Medio Oriente, avremmo un potere che nessuno al mondo in questo momento ha. Dall’inizio della crisi, siamo in costante contatto con i principali partner della regione e con i Paesi alleati in ambito Unione Europea, G7, Nato». Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del Question Time alla Camera. «Conto di effettuare presto una nuova missione nell’area. Il governo continua a lavorare per un’azione diplomatica coordinata con obiettivi chiari: garantire regolare afflusso di aiuti alla popolazione di Gaza, scongiurare l’estensione del conflitto, liberare tutti gli ostaggi, creare le condizioni per la cessazione duratura delle ostilità - ha proseguito - Con i colleghi del G7 ho condiviso la proposta di esercitare una pressione congiunta sulle parti conflitto per trovare una rapida via d’uscita dalla fase militare. La priorità è quella di limitare il numero di vittime civili e spingere perché il governo israeliano apponga la fine alle operazioni».

 

  

 

 

«Dobbiamo fare il possibile per evitare che la situazione umanitaria a Gaza si aggravi ulteriormente. Abbiamo organizzato due voli con a bordo aiuti umanitari. Abbiamo consegnato al Ministero della salute egiziana presidi medico chirurgici messi a disposizione dalle nostre amministrazioni regionali. Abbiamo aderito a un’iniziativa che prevede l’invio a rotazione di gruppi di medici italiani negli Emirati arabi per assistere pazienti di Gaza. Le condizioni di sicurezza hanno reso finora impraticabile la realizzazione di un ospedale da campo nella striscia - ha sottolineato il vicepremier -. Tuttavia l’Egitto ci ha appena chiesto di contribuire all’allestimento di un ospedale da campo a Rafat: operazione sulla quale stiamo lavorando. Dobbiamo garantire un orizzonte politico concreto al popolo palestinese insieme alla sicurezza di Israele. Abbiamo elaborato un contributo confluito nell’approccio dell’Unione Europea: strategia che porteremo avanti anche in ambito G7. Diciamo no al trasferimento forzato della popolazione di Gaza, alla riduzione del territorio della striscia e alla sua rioccupazione da parte israeliana o al ritorno di Hamas. No a considerare il futuro di Gaza separatamente dalla Cisgiordania e dall’intera questione palestinese. Diciamo sì al ritorno dell’autorità palestinese a Gaza con una soluzione transitoria definita dal Consiglio di sicurezza e al coinvolgimento dei paesi arabi e sì alla ripresa di un processo politico verso una soluzione a due Stati. Rimane questa la migliore risposta all’inaccettabile violenza di Hamas».