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Cina, il dissidente accusa: così il Covid è stato usato controllare i cittadini

Luca De Lellis

La prigione non gli ha tolto il coraggio di camminare controcorrente, ma soprattutto contro il regime comunista del proprio Paese. Liao Yiwu è uno scrittore cinese dissidente che, nel 2019, ha scritto un romanzo documentario sul disastro generato dalla pandemia da Covid 19, intitolato “Wuhan”. Il libro è una denuncia all’operato della Cina e di Xi Jinping, rei di aver provocato in maniera del tutto consapevole milioni di morti attraverso la loro condotta politica nel periodo di massima emergenza. “Perché il commercio e i voli internazionali da e per la Cina sono stati lasciati aperti quando Wuhan è stata chiusa in lockdown, consentendo così al virus di arrivare in tutto il mondo causando vittime al di fuori del Paese?”, domanda con tono provocatorio nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

 

  

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Poi Yiwu sgancia una bordata nei confronti della Repubblica Popolare di Pechino, svelando la logica che secondo lui ha guidato l’azione cinese durante il Covid: “Per Pechino il virus è stata l’occasione di mettere in pratica la più imponente, onnipervasiva e tecnologicamente avanzata forma di controllo su ogni aspetto della vita della popolazione. Xi ha superato la fantasia di George Orwell in 1984”. In pratica, sostiene lo scrittore in esilio a Berlino ormai dal lontano 2011, l’esito di quanto detto è che “i cinesi non sono più uomini, ma macchine, e hanno meno diritti di un cane perché lui almeno può abbaiare. Mentre se loro urlano finiscono in una cella”. Quella stessa gabbia nella quale è stato rinchiuso fino al 1994 per aver tentato di ricordare la strage di Piazza Tienanmen del 1989, nella quale centinaia di manifestanti cinesi furono uccisi dall’esercito cinese: “Ho toccato con mano l’inferno e ho tentato due volte il suicidio, ma lì ho capito di essere un testimone della storia per cui ho cominciato a raccogliere i racconti dei prigionieri che erano con me”.

 

Tornando al tema del coronavirus, nel 2022 in Cina scoppia la protesta dei fogli bianchi contro i lockdown che stanno sfinendo la popolazione, con la gente che spinge per le dimissioni di Xi Jinping e del regime comunista. E allora, per recuperare il consenso, afferma Liao Yiwu, il governo lasciò che il virus mutasse e si spargesse ancor di più cagionando la morte di milioni di persone: “Senza vaccini e medicine, le persone appena sfuggite ai lockdown e al virus di Wuhan lasciato libero di mutare si trovarono alla mercé dell’ondata di infezione da Covid. Il numero di persone diventate improvvisamente positive aumentò a centinaia di migliaia, milioni, decine di milioni, centinaia di milioni e in un mese e mezzo superò la somma del numero di persone infettate all’estero nei precedenti tre anni. I morti sono talmente tanti – racconta il dissidente al quotidiano - che non si sa dove seppellirli".