la crisi ucraina

"Gli diamo le armi e neanche ci dicono cosa combinano". Ora gli Usa sono furiosi con Kiev

Finora gli Stati Uniti sono stati totalmente al fianco dell'Ucraina nel sostenere l'immane sforzo bellico necessario a resistere all'invasione russa. Ma ora i rapporti potrebbero incrinarsi. Tutto a causa della morte di Darya Dugina, il 20 agosto scorso a Mosca. Stando a quanto riferisce il New York Times, ai Servizi statunitensi risulterebbe che a uccidere la figlia del filosofo Aleksandr Dugin, 60 anni, la figura più in vista della destra nazionalista, soprannomina- to il «Rasputin di Vladimir Putin», sia stata l'intelligence di Kiev, con un ordine partito dai vertici dello Stato. Non si può escludere dallo stesso Volodymyr Zelensky.

Cose che accadono in una guerra. Con un piccolo problema. Che nessuno si era preoccupato di avvertire preliminarmente Washington. Che, se avesse saputo prima delle intenzioni ucraine, avrebbe dissuaso l'alleato in ogni modo. Perché alcune operazioni in territorio russo, così come l'uccisione di diversi generali di Putin, rischiano di causare un escalation militare in un conflitto in cui gli Stati Uniti sono - seppur non direttamente - coinvolti.

  

Il clima con Kiev, insomma, non è più quello dei giorni migliori. E anche la decisione di far trapelare le responsabilità ucraine sembra una sorta di avvertimento a Zelensky. Peraltro era stata proprio la Russia a incolpare fin dal primo momento gli ucraini dell'assassinio di Dugina, in un attentato del quale non si esclude il vero obiettivo potesse essere il papà filosofo. Dal canto suo, Kiev continua a negare coinvolgimenti. Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri più stretti di Zelensky, ha dichiarato al New York Times: «Qualsiasi assassinio in tempo di guerra nel nostro Paese o in un altro deve avere una giustificazione concreta. Deve soddisfare uno scopo preciso, tattico o strategico. Una persona come Dugina non rappresentava per l’Ucraina né un obiettivo tattico, né strategico».