stallo totale

Usa nel caos, Trump all'attacco: frode in corso, ho vinto io. Cosa succede ora

Stati Uniti alle prese con quello che sembra l'inizio di una crisi politica. "Abbiamo già vinto, ma è in atto una frode", ha accusato il presidente in carica Donald Trump che, mentre il risultato delle elezioni che lo vedono contrapposto al democratico Joe Biden appare tutt'altro che scontato, si è presentato in conferenza stampa alla Casa Bianca lanciando l’accusa di brogli. "Abbiamo vinto - ribadisce infatti - ma i democratici vogliono rubarcelo". "Eravamo pronti - sottolinea - a celebrare un grande successo quando la nostra vittoria è stata improvvisamente sospesa. Un gruppo di persone tristi sta cercando di mettere in ombra il nostro risultato". Trump, certo dei brogli ha annunciato: "Ricorreremo alla Corte Suprema".

 

  

In apertura del suo incontro con i giornalisti, il presidente americano aveva usato toni trionfalistici. "Ringrazio gli americani, abbiamo vinto ovunque, risultati fenomenali" per poi snocciolare quelle che a suo dire sono state le sfide più importanti: "Abbiamo vinto in Georgia e North Carolina, stiamo vincendo anche in Michigan" e in "Pennsylvania in maniera schiacciante". Sarebbe bello - ha poi aggiunto - vincere in Arizona "ma non ne abbiamo bisogno".

Un testa a testa, una battaglia durissima, come si era intuito nelle ultime ore del countdown elettorale, sberleffo ai sondaggi di qualche settimana fa che davano un vincitore annunciato e un presidente sconfitto. Gli Stati Uniti si sono confermati per l’ennesima volta poco tracciabili, poco intuibili, poco affidabili nelle previsioni, poco di tutto. In assoluto, Biden non ha sfondato e Trump ha tenuto, anzi a suo parere ha stravinto, molto potrà essere ancora detto e scritto quando verranno calcolati i (cento milioni di) voti postali. La sensazione è che ci si ridurrà a contare le schede contea per contea per arrivare alla fatidica quota 270, che rappresenta il crinale tra trionfo e disfatta. Anche questo, in fondo, lo si era intuito. 

Trump ha annunciato che si rivolgerà alla Corte Suprema perché ha sentito puzza di fregatura. Una spaccatura istituzionale, uno sfregio così profondo che avrà fatto sobbalzare Abramo Lincoln nella tomba. Siamo alla prima puntata, in buona sostanza, il resto deve venire. Biden è partito forte, 

Trump ha recuperato poco alla volta, dall’Ohio al Michigan, dalla Florida al Texas, al Wisconsin. Biden ha sfilato l’Arizona al suo avversario ma è stato battuto in casa, in Pennsylvania, ancorché tra mille tormenti e mille rallentamenti. Il ’to early to call’ delle proiezioni di Ap, Cnn, Fox e NYT è diventato la colonna sonora di una notte che ha segnato la storia del mondo, almeno per l’incertezza.

Pennsylvania, Wisconsin e Michigan hanno annunciato ritardi nella designazione del vincitore, suspance che è andata a sommarsi ad altra suspance. La morale è che non finisce oggi ma ci sarà un inevitabile ’to be continue', cioè una ’coda' che renderà ancora più irrespirabile l’aria intorno e dentro alla Casa Bianca. Ha parlato per primo Biden, candidato democratico, anziano e con un appeal non proprio irresistibile, all’alba italiana. "Sapevamo che sarebbe stata lunga ma chi avrebbe mai detto che saremmo arrivati fino qui, forse a domani. Dobbiamo portare pazienza, dobbiamo contare tutte le schede. Però ci sentiamo bene, siamo positivi, vinceremo". Trump invece reclama la vittoria e denuncia brogli.