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"Giocavano a calcio con le teste"

In un video l'orrore Isis nel campo profughi Yarmuk vicino Damasco. Il governo siriano offre armi ai palestinesi. Intrappolati 3.500 bambini L'INTERVENTO C'è chi è convinto di lavarsi la coscienza con un tweet

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Atei, apostati e miscredenti, nessuno sfugge alla sha'aria, «la legge di Dio» applicata in tutto lo Stato islamico e nei territori conquistati dall'Isis. Chi si ribella sarà giustiziato in pubblico, come monito per tutti coloro che hanno intenzione di disubbidire. Per questo sedici palestinesi del campo profughi di Yarmuk, alle porte di Damasco, occupato quasi interamente dall'Isis dal 1 aprile, sono stati uccisi dagli jihadisti. Ieri, in un terribile video pubblicato ancora una volta in rete dagli uomini del Califfato, le immagini del campo profughi, probabilmente girate dopo l'assedio, sono state montate su quelle di una decina di decapitazioni e esecuzioni. Un 16enne, Amjaad Yaaqub, sfuggito per miracolo alla furia omicida dei terroristi, ha raccontato di aver visto «due miliziani che tiravano al pallone con una testa decapitata come se giocassero a calcio». Un orrore senza fine, che ormai è arrivato alle porte di Damasco, contro il quale il governo siriano ha offerto armi ai palestinesi per porre termine al massacro. Il campo profughi, dista cinque chilometri dal centro della capitale siriana e ieri l'aviazione del regime ha continuato per tutta la mattinata il bombardamento di varie zone. Al momento i miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi controllerebbero il 90% di Yarmuk dove, secondo quanto denunciato da Save the Children, sono rimasti intrappolati almeno 3.500 bambini, con il rischio di essere uccisi o feriti, senza cibo, acqua e assistenza medica e costretti ad assistere alle esecuzioni o ripresi con armi in mano. Nelle immagini choc del video, della durata di sei minuti, oltre alle esecuzioni gli uomini dell'Isis, alcuni dei quali a volto coperto, spiegano: «Tutto questo lo facciamo per vendicarci dei bombardamenti dei miscredenti e degli apostati, per la grandezza di Dio e in nome dello Stato islamico». Ecco, dunque, come vengono decapitati i palestinesi del campo profughi di Yarmouk caduto nelle mani di Isis, i cristiani, gli yazidi e tutti coloro ritenuti apostati. L'Isis, che ha attaccato il campo mercoledì scorso, ha il controllo della struttura imponendo la propria legge. Nel video diffuso si documenta, per la prima volta, la presenza dei terroristi nella zona di Damasco. Nelle immagini, inoltre, alcuni degli jihadisti appaiono con passamontagna e armi, mentre posano con le bandiere nere del Califfato in via al-Yarmouk, alla moschea Al-Wasim e in un complesso di sicurezza che secondo l'Isis è sotto il controllo dei miliziani. Immagini terribili, che mostrano quanto ormai la zona sia "infettata", anche grazie all'aiuto di altri gruppi terroristici che nel frattempo hanno giurato fedeltà ad al-Baghdadi. Da settimane, infatti, vengono registrate costanti e numerose defezioni dal gruppo terrorista di Jabhat al Nusra. Da ultimo la scelta del gruppo stesso, che controllava il campo profughi di Yarmouk, di consegnarlo ai miliziani Isis. Il tutto nella prospettiva di far cadere sotto il Califfato anche la città di Iblid, sinora roccaforte di al Nusra, che andrebbe ad aggiungersi a Raqqa, completando l'operazione di espansione degli uomini di al-Baghdadi. Qualora dovesse completarsi lo sfaldamento di al Nusra, il livello di penetrazione di Isis in Siria assumerebbe una valenza di incalcolabile portata. L'intelligence occidentale, al momento, non può contare su dispositivi humint in grado di assumere informazioni accurate. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, intanto, ha chiesto che sia consentito l'accesso al campo di Yarmuk alle agenzie umanitarie. Il plenum composto da 15 Paesi vuole che sia garantita «la protezione dei civili, l'assistenza umanitaria e la possibilità di salvare vite umane», come ha spiegato l'ambasciatrice giordana, Dina Kawar, il cui Paese ha la presidenza di turno. Chris Gunness, portavoce dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha avvertito che nel campo la situazione è «al di là del disumano». Ho visto due miliziani dell'Isis che tiravano al pallone con una testa decapitata come se giocassero a calcio», ha raccontato l'adolescente palestinese fuggito da Yarmuk. Amjaad Yaaqub è riuscito a salvarsi perché i miliziani lo hanno dato per morto dopo averlo aggredito e picchiato: «Sono venuti nella mia casa a cercare mio fratello che fa parte dei Comitati popolari palestinesi. Mi hanno picchiato finché non sono svenuto e hanno pensato che fossi morto», ha spiegato. Poi l'orrore davanti agli occhi di un altro scampato, Ibrahim Abdel Fatah, riuscito a scappare da Yarmuk assieme alla moglie e ai sette figli: «Ho visto teste senza corpo. Hanno ucciso bambini davanti ai loro genitori. Eravamo terrorizzati».

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