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L'Isis ci riprova e taglia altre due teste

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Uccisi l'ostaggio francese Gourdel e un tuareg «spia» degli occidentali Hollande: non cederemo a ricatti. Obama: ora nella coalizione 40 Paesi

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L'Isis decapita l'ostaggio francese Hervé Pierre Gourdel e un tuareg spia degli occidentali. Mentre i raid aerei degli Stati Uniti colpiscono i terroristi del Califfato in Siria e il presidente Barack Obama mette assieme una coalizione per annientare lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante. «Una guerra contro l'Isis, non contro l'Islam», ha sottolineato ieri dal vertice convocato all'Onu. Proprio per fermare l'aiuto di Parigi ai raid guidati dagli Usa in Iraq i miliziani algerini di Jund al-Khilifa, legati ai jihadisti dello Stato Islamico, hanno ucciso ieri Gourdel, il turista di 55 anni rapito sabato scorso mentre stava facendo trekking sui monti della Cabilia. Gourdel, in un video registrato dai terroristi, aveva chiesto al presidente François Hollande di fermare i bombardamenti avvertendo che in caso contrario sarebbe stato ucciso. Ma il presidente ha rifiutato di trattare: «Non cederemo mai a ricatti, pressioni, ultimatum. È in gioco la nostra libertà, la nostra sicurezza, la nostra sovranità. Nessun gruppo può influenzare la volontà della Francia». Gourdel è così stato decapitato in Algeria con le stesse modalità usate da Isis con gli americani James Foley e Steven Sotloff e con il britannico David Haines. Il filmato dell'esecuzione è stato poi diffuso, con i miliziani che mostrano la testa dell'uomo appena tagliata. Gourdel, che viveva a Saint-Martin-Vesubie vicino a Nizza, era arrivato in Algeria sabato ed era stato rapito domenica. Si trovava in compagnia di amici algerini che sono stati solo rapinati mentre lui è stato portato via. Era sulle montagne di Tizi Ouzou nel Djurdjura National Park, santuario islamista . Il gruppo che lo ha rapito, Jund al-Khilifa, si è da poco separato da Al Qaeda nel Maghreb Islamico (l'ex Gruppo algerino Salafita per la predicazione e il combattimento unitosi poi ad al Qaeda) per aderire all'Isis. Poco dopo, a Zouera, cento chilometri da Timbuktu, in Mali, è stato decapitato un tuareg, accusato di essere una spia dei francesi. La testa l'hanno lasciata su un banco del mercato e il corpo appoggiato ad un albero. E ora l'Occidente conta le forze in campo: quaranta i paesi disponibili a far parte della coalizione anti-Isis. L'Olanda ha offerto sei bombardieri F16. Il Belgio ha promesso tre jet e 120 avieri. Da Bruxelles sono partiti per combattere con i jihadisti 400 giovani, che potrebbero tornare in patria come terroristi. «Lo Stato Islamico deve essere distrutto», ha affermato il presidente americano alla 69esima Assemblea Generale dell'Onu. Parole dure arrivate a poche ore dalla seconda notte di raid sulle postazioni del Califfato in Siria e dall'allarme dell'Fbi per possibili attacchi contro gli Usa e gli interessi occidentali. Cinque incursioni hanno colpito postazioni dei jihadisti ad Albu Kamal. Caccia hanno poi bombardato Ayn al-Arab, una delle principali enclave curde che l'Isis sta cercando da giorni di riconquistare. I jet da guerra sono decollati dalla Turchia e in molti hanno pensato fossero di Ankara. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo ha negato dando comunque disponibilità a partecipare ai raid. Tra gli obiettivi Washington ha inserito Khorasan, cellula di veterani di Al Qaeda che preparava un attacco «imminente» contro gli interessi occidentali ed era «vicino alla fase esecutiva» di un attentato negli Usa o in Europa. Il leader, Mohsin al-Fadhli, già collaboratore di Osama bin Laden, sarebbe rimasto ucciso. «I bombardamenti sono stati efficaci», ha affermato il segretario di Stato americano John Kerry. Dalla Siria, ribelli e oppositori del regime hanno però negato l'esistenza del gruppo di Khorasan. Contro l'Isis in Iraq combattono pure i pasdaran iraniani. La conferma è arrivata dal generale Amir Ali Hajizadeh, capo dei Guardiani della Rivoluzione che ha annunciato la presenza nel paese confinante di Qassem Soleimani, leader di Quds, la forza di élite dei Guardiani che ha impedito ai soldati del Califfato di entrare a Erbil. «Se l'Iran non avesse contribuito, l'Isis si sarebbe preso il Kurdistan», ha dichiarato Hajizadeh. Intanto negli Usa le agenzie di intelligence sono in stato di allerta a causa del rischio di attacchi da parte di «lupi solitari». Miliziani filippini legati ad Al Qaeda hanno minacciato di uccidere gli ostaggi tedeschi nelle loro mani dallo scorso aprile se Berlino non ritirerà il sostegno all'offensiva Usa. Dei raid statunitensi in Siria è stata avvertita Damasco. Il governo siriano continua a seguire gli sviluppi della situazione con cautela, ha sottolineato il ministro per la riconciliazione nazionale Ali Haidar ma «per quanto successo finora, (i raid) stanno procedendo nella giusta direzione» perché le autorità sono state «informate» e «non hanno colpito i civili».

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