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Sequestrate e ritrovate dopo dieci anni

Le tre ragazze erano in casa di un cinquantenne ispanico autista di scuolabus

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Ha picchiato selvaggiamente sulla porta. Ma non voleva entrare, voleva uscire. Fuggire dalla sua prigione, emergere da un incubo durato dieci anni. Quando c'è riuscita, con l'aiuto di alcuni vicini di casa, ha chiamato il 911, il numero di pronto intervento. «Aiutatemi, sono Amanda Berry!», ha urlato. L'operatore non l'ha riconosciuta, non ha collegato il suo nome a quello di una delle novemila persone «missing» negli Stati Uniti. Le ha chiesto se aveva bisogno di un ambulanza, dei vigili del fuoco o della polizia. «Della polizia», ha risposto lei. «Che succede?», ha replicato la voce dall'altra parte del telefono. «Sono stata rapita e sono rimasta sequestrata per dieci anni, e sono...sono qui...sono libera ora». Amanda Berry era scomparsa a Cleveland, nell'Ohio, il 21 aprile del 2003, quando aveva 16 anni. Poco prima aveva chiamato la sorella per dirle che aveva accettato un passaggio in auto per tornare dal lavoro in un Burger King. Nessuno l'aveva più vista. Le ricerche si erano rivelate vane. In circostanze diverse erano sparite altre due ragazze di Cleveland. Gina Dejesus era diventata ufficialmente un fantasma l'anno seguente, all'età di 14 anni, mentre tornava da scuola. Michelle Knight aveva fatto perdere le sue tracce nel 2002 e oggi ha 32 anni. Accorsi sul posto, gli agenti le hanno ritrovate in buone condizioni di salute e le hanno portate in ospedale, dove i medici le hanno trovate malnutrite e molto disidratate. Quindi si sono ricongiunte con le rispettive famiglie. Con loro c'era una bambina di sei anni. Il presunto aguzzino, l'ispanico Ariel Castro, 52 anni, autista di scuolabus e proprietario della casa-prigione di Seymour Avenue, è stato arrestato con i fratelli Onil, di 50 e Pedro, di 54 anni, che non vivevano nella stessa abitazione ma sono sospettati di complicità con lui. L'altro giorno i vicini di Castro hanno sentito qualcuno che bussava a una porta, chiedendo aiuto e cercando disperatamente di uscire dalla villetta. Tra i primi ad accorrere è stato Charles Ramsey. «Ho sentito gridare. Stavo mangiando del cibo di McDonald's, sono uscito, ho visto questa ragazza che stava andando fuori di testa provando a uscire da una casa», ha detto. «Non ho mai sospettato che lì ci fossero donne prigioniere - ha aggiunto l'uomo - Più di una volta sono stato da Ariel a fare il barbecue e a ballare la salsa e non mi sono accorto di nulla. Lo vedevo tutti i giorni entrare e uscire da casa e ancora mi sembra incredibile che abbia fatto una cosa così orribile». Un'altra vicina, Anna Tejeda, ha raccontato che Amanda Berry era nervosa, piangeva, ed era vestita con un pigiama e un paio di vecchi sandali. In un primo momento la signora Tejeda non credeva che si trattasse della ragazza scomparsa. «Non sei Amanda Berry, Amanda Berry è morta», le ha detto. Poi la ragazza ha spiegato che cosa era accaduto e la donna le ha messo a disposizione il suo telefono per chiamare la polizia. Secondo gli investigatori, le tre sono rimaste ininterrottamente in quella casa nell'ultimo decennio. L'abitazione si trova vicino al luogo in cui tutte e tre sono scomparse. Il capo della polizia di Cleveland, Michael McGrath, pensa che venissero tenute legate. Ariel Castro è stato indicato da Amanda come il suo sequestratore. A pochi isolati di distanza gestisce un negozio di alimentari Julio Castro, che dice di essere lo zio di Ariel e ha raccontato che il nipote faceva l'autista di scuolabus, lavoro che, con il senno del poi, rappresenta quasi una beffa per le rapite. Il distretto scolastico di Cleveland ha confermato che l'uomo era un ex impiegato, ma non ha diffuso altri dettagli. Parenti e amici, stupefatti dalla notizia, hanno giurato di non avere mai perso la speranza di ritrovare le loro care. La madre di Amanda Berry, però, Louwana Miller, è morta a marzo del 2006 dopo avere trascorso gli ultimi tre anni di vita alla disperata ricerca della figlia. Lo scorso gennaio un detenuto, Robert Wolford, è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per avere fornito un suggerimento falso, indicando alle autorità un parcheggio di Cleveland dove avrebbero potuto trovare i resti del corpo di Amanda. Si trattava di un suggerimento errato, come lui stesso ha ammesso in un secondo momento. Per la scomparsa di DeJesus erano stati, invece, fermati nel 2004 due uomini, rilasciati nel 2006. Quello stesso anno il padre di Gina Dejesus, Felix, aveva espresso la sua rabbia perché, dopo la scomparsa della figlia, non era stato emesso l'«amber alert», il sistema di allerta nazionale che scatta negli Usa in caso di sospetto rapimento di un minore. L'allerta non era scattata perché nessuno aveva assistito al rapimento. «L'amber alert dovrebbe scattare per tutti i bambini scomparsi, un bimbo va trovato sia in caso di rapimento che di fuga, questa legge va cambiata», aveva detto l'uomo. La polizia ha confermato che la bambina di 6 anni ritrovata insieme alle tre donne è la figlia della Berry. Ma non ha voluto dare indicazioni su chi sia il padre della bambina, anche se il sospetto è che sia il sequestratore. Gli agenti arrivarono due volte fino alla casa maledetta di Seymour Avenue. Una, nel 2000, furono chiamati proprio da Ariel per una lute in strada. La seconda, nel 2004, gli uomini dei servizi sociali volevano interrogare Castro perchè aveva lasciato un bimbo sul pullmino al termine del suo giro. Ma non l'avevano trovato e il caso era stato «archiviato». All'appello manca una quarta ragazza. È scomparsa in circostanze analoghe a quella di Amanda, Gina e Michelle nel luglio 2007. Aveva 14 anni. La pista investigativa conduce alla stessa zona dove sparì Amanda. Si chiama Ashley Summers. Che fine ha fatto?

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