fine di un’era

Visco saluta Bankitalia con l’allarme sui tassi: l’effetto sui bilanci

Gianluca Zapponini

Dodici anni a capo della vigilanza italiana sulle banche non sono pochi. E di acqua sotto i ponti ne è passata. Era il 1° novembre del 2011 quando Ignazio Visco prese ufficialmente il testimone da Mario Draghi, chiamato dall’Europa al vertice della Banca centrale europea nel tentativo, riuscito, di salvare l’euro e i debiti sovrani, dopo la terribile estate del 2011, con lo spread tra titoli italiani e tedeschi a 560 punti base, che costò la caduta del governo Berlusconi. Da quel giorno, Bankitalia ne ha dovute fronteggiare di sfide. Il quasi collasso del Monte dei Paschi di Siena, crollato sotto i colpi dei contratti derivati Santorini e Alexandria, la successiva nazionalizzazione, costata ai contribuenti italiani oltre cinque miliardi. E poi i drammatici fallimenti delle quattro banche (Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieti), seguite a stretto giro dalle due popolari venete. E ancora, la pandemia, i lockdown e l’improvviso ritorno del denaro a costo non più negativo. Ora per Ignazio Visco, che ieri ha tenuto per sua stessa ammissione la sua ultima relazione al termine dell’assemblea dei soci, è tempo di lasciare. «Quella odierna è l’ultima assemblea che presiedo come governatore. Il prossimo mese di novembre lascerò la guida dell’istituto nel quale feci ingresso nel 1972. Nei dodici, intensi anni da me vissuti al vertice della banca (dal 2005 il mandato dura sei anni, rinnovabile una volta soltanto, ndr), importanti cambiamenti sono intervenuti nell’esercizio delle funzioni dell’istituto».

 

  

 

Aperto formalmente il passaggio di consegne, Visco ha toccato i temi di più stretta attualità. Ammettendo che sì, i rialzi dei tassi impatteranno non poco sui bilanci delle banche e, di riflesso, su quello di Bankitalia. Che già sconta gli effetti della stretta monetaria. Via Nazionale «si troverà a fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere, dopo il biennio 2023-2024». Come noto, al bilancio di Bankitalia concorrono le medesime banche italiane che partecipano al capitale, molte delle quali sotto pressione a causa dei tassi. Più nel dettaglio, lo scorso anno il risultato lordo di bilancio della Banca d’Italia, prima di imposte e accantonamenti al fondo rischi generali, «si è significativamente ridotto, passando da 9,2 a 5,9 miliardi, a causa soprattutto della contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e delle maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi», ha spiegato il governatore. Di conseguenza l'utile netto è calato a 2,1 miliardi di euro, quasi dimezzato dai 3,9 miliardi del 2021.

 

 

D’altronde, «il rialzo dei tassi della Bce ha determinato un aumento immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche e dal saldo debitorio, a fronte del quale non vi è stato un corrispondente incremento del rendimento delle attività di politica monetaria, meno sensibili alla crescita dei tassi in quanto costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso e scadenza a medio-lungo termine». Questa asimmetria, alla fine, incide negativamente sul margine di interesse, che dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi anni.