Misura di Inclusione Attiva

Cambio di passo sul reddito di cittadinanza, ecco la Mia

Edoardo Romagnoli

Il reddito di cittadinanza come lo conosciamo è destinato a morire. Il Ministero del Lavoro, come anticipato dal Corriere della Sera, sta studiando una bozza per definire uno strumento di sussidio per le fasce più povere che possa prendere il posto del reddito di cittadinanza. E ci sarebbe anche già il nome: Mia, acronimo che sta per Misura di Inclusione Attiva, che potrebbe scattare dopo i 7 mesi di proroga stabiliti per i percettori del reddito con la Legge di Bilancio 2023. I beneficiari sarebbero suddivisi in due categorie: da una parte famiglie povere senza persone occupabili dove ci sia almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile e dall'altra famiglie con occupabili dove ci sia almeno un soggetto tra i 18 e i 60 anni d'età. In Italia gli occupabili che beneficiano del reddito di cittadinanza sono stimati in 300 mila nuclei mono familiari e 100 mila nuclei con più membri. Questi potranno continuare a beneficiare della misura contro la povertà per un massimo di 7 mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre. Una volta scaduti i termini potranno presentare la domanda per la Mia che però avrebbe un importo e una durata inferiore in confronto al reddito di cittadinanza, ma anche rispetto alla misura di inclusione attiva di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili.

 

  

 

Un single non occupabile che oggi percepisce circa 500 euro di reddito di cittadinanza con la Mia percepirebbe più o meno la stessa cifra. Ciò che potrebbe essere tagliato è la quota aggiuntiva, fino a 280 euro, oggi prevista in caso di affitto. La stretta maggiore però riguarderebbe gli occupabili sia in termini di assegno base, ridotto a 375 euro, sia in termini di durata visto che, a differenza dei non occupabili, si passerebbe da 18 mesi a un anno. A completare la stretta potrebbe essere adottata la proposta avanzata qualche mese fa dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon di cancellare la possibilità di rinnovare ripetutamente la richiesta del sussidio come avviene per il reddito. Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi. Tra una richiesta e l'altra dovrà passare almeno un mese. Mentre per i nuclei con persone occupabili la Mia scadrà al massimo dopo un anno, la prima volta, e dopo sei mesi la seconda mentre un'eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo. Un percorso ideato per fare in modo che il numero più alto possibile di percettori siano spinti a cercare un lavoro.

 

 

Scende anche il reddito percepito che dà diritto alla Misura di inclusione sociale, si passa dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Ciò che invece migliorerà rispetto al reddito di cittadinanza sarebbe la cosiddetta «scala di equivalenza» ossia lo strumento che fa aumentare l'importo del sussidio in base al numero dei componenti familiari; un modo per aiutare le famiglie numerose. Un correttivo riguarda anche il numero di anni di residenza in Italia, si dovrebbe passare da 10 a 5 anni, per non incorrere in una procedura di infrazione da parte della Commissione europea che ritiene discriminatorio il requisito dei 10 anni di residenza. Con questi correttivi il governo punta a un risparmio fino a 3 miliardi l'anno sui quasi 8 miliardi attuali. Ancora però non c'è niente di certo e il Ministero del Lavoro, in una nota, precisa di essere «al lavoro per portare il provvedimento all’esame del Consiglio dei ministri. Si tratta di una materia che necessita di un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le Regioni, i Comuni e gli enti competenti e che non permette, a oggi, di considerare un primo draft dell’intervento normativo come valido testo di riferimento per la riforma».