legge di bilancio in movimento

Superbonus 110% senza limiti: accordo nel governo e via libera alle villette

Filippo Caleri

Uno dei nodi che avrebbe potuto far saltare il banco della Manovra del 2022 è in via di scioglimento. Dal giro di vedute e confronto, ieri in Senato, tra governo e relatori della legge di Bilancio con le forze che sostengono la maggioranza sarebbe uscita una preintesa (che l'esecutivo dovrebbe poi condensare in un emendamento) che prevede la conferma dell'applicazione delle vecchie regole per chi è già avanti coi lavori. Ma soprattutto la rimozione del tetto Isee di 25mila euro per le case unifamiliari insieme alla fissazione di una soglia di lavori al di sotto di quale vale l'esenzione dalle norme del decreto antifrode. A spingere verso una soluzione più estesa del superbonus è il MoVimento 5 Stelle che continua da tempo a portare avanti la proposta di estendere la misura sulle case unifamiliari a tutto il 2022, senza riferimenti a tetti Isee e a date di rilascio della Cila, sostituiti dalla sola previsione di uno stato avanzamento lavori al 30 giugno 2022. Non solo. Spazio all'agevolazione anche per gli interventi nelle aree colpite in passato da eventi sismici. «Intendiamo prorogare a tutto il 2025 il Superbonus 110% per interventi effettuati dal 2009 nei comuni colpiti da eventi sismici. Su questi punti del tavolo ad hoc il MoVimento 5 Stelle è riuscito a far convergere le forze della maggioranza e auspica che tutti ora si assumano le proprie responsabilità» ha dichiarato in una nota Gianmauro Dell'Olio, capogruppo M5s in Commissione bilancio del Senato.

 

  

 

I pentastellati poi hanno rilanciato anche su uno dei loro cavalli di battaglia come il cashback. «Parallelamente - ha aggiunto lo stesso dell'Olio - nell'elenco dei nostri emendamenti segnalati, puntiamo forte su digitalizzazione e semplificazione proponendo l'introduzione di un cashback fiscale-sanitario che preveda l'accredito immediato su conto corrente della parte detraibili delle spese sostenute con mezzi di pagamenti digitali». Intanto sulla legge di Bilancio va avanti il lavoro nelle aule parlamentari, anche attraverso un ulteriore confronto con il governo sugli emendamenti segnalati, che in commissione Bilancio del Senato sono arrivati a toccare quota 700. Il punto di caduta è il maxi articolo di modifica sugli 8 miliardi destinati alla riduzione e rimodulazione del carico fiscale, atteso ieri, ma che alla fine è slittato alla prossima settimana. «La riforma dell'Irpef, il taglio delle tasse per 8 miliardi, con l'eliminazione dell'Irap per le piccole imprese, va inserito in questo quadro, con l'obiettivo di anticipare una parte della più articolata riforma fiscale che arriverà il prossimo anno» ha scritto su Facebook la vice ministra dell'Economia, Laura Castelli.

 

 

Mentre la partita della Manovra entra nella fase più calda della sessione non si placa la polemica attorno alla proclamazione dello sciopero generale da parte di Cgil e Uil. Una decisione contro la quale la politica ha preso posizione, nella maggior parte dei casi, contro i sindacati. Qualcuno anche in modo diretto, come Matteo Salvini: «È inspiegabile e irresponsabile la scelta della Cgil di indire uno sciopero poco prima di Natale, dopo che il governo ha tagliato le tasse anche per i dipendenti e i pensionati» ha tuonato il leader della Lega, che ha ringraziato invece la Cisl «per il senso di responsabilità dimostrato», nella scelta di sfilarsi dalla mobilitazione generale. Giudizio negativo anche da parte di Forza Italia: «Lo sciopero generale rappresenta un errore, soprattutto un danno per la ripresa economica. Credo che Cgil e Uil debbano ripensarci se veramente hanno a cuore la ripresa del nostro Paese», ha bacchettato il coordinatore azzurro, Antonio Tajani. Anche a sinistra hanno masticato amaro, ma i toni sono decisamente sotto i livelli di guardia. «Il dialogo e il confronto con le parti sociali, che devono essere rese pienamente protagoniste della ripresa, non si deve interrompere. Lavoriamo tutti insieme, senza dividerci» ha esortato la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani.