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Scatta la protesta degli esercenti contro Netflix

Il vincitore del Leone d'Oro

Barbera: "Chi non guarda al futuro è perdente"

Giulia Bianconi
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VENEZIA “Il cinema sta cambiando e bisogna prenderne atto. Netflix è un operatore importante come Amazon e in futuro nasceranno altri soggetti che faranno della piattaforma il loro punto di partenza. Chi non prende in considerazione queste realtà, difendendo il passato in modo rigido e dogmatico, è perdente”. La vittoria del Leone d'Oro del film targato Netflix “Roma” di Alfonso Cuarón apre a nuove riflessioni (e polemiche) sul futuro della settima arte. E' Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema, a ribadire quanto non si possano non considerare oggi le piattaforme digitali, a differenza di quanto ha fatto il Festival di Cannes. Ma all'indomani della chiusura della kermesse, come era prevedibile, non sono tardate ad arrivare le prime aspre critiche. “Ribadiamo la contrarietà circa la scelta di aver inserito nel concorso di Venezia alcuni film non destinati alla visione in sala” hanno fatto sapere congiuntamente Anac (Associazione nazionale autori cinematografici), Fice (Federazione italiana cinema d'essai) e Acec (Associazione cattolica esercenti cinema), aggiungendo di ritenere “iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che con risorse ingenti sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale italiane ed europee”. In realtà tre dei film del colosso americano presenti a Venezia arriveranno anche al cinema e tra questi ci sarà proprio “Roma”. Guardando agli altri premiati di questa 75edizione, tra cui i due western di Audiard e dei fratelli Coen (anche quest'ultimo targato Netflix), Barbera spiega: “Il cinema d'autore non è superato, ma può coesistere in un festival con altri generi. “Roma” non è “The Shape Of Water” (Leone d'Oro 2017, ndr). E' un film in bianco e nero, messicano, austero”. Il direttore della Mostra esclude, invece, che in futuro possano essere inserite in concorso pellicole della realtà virtuale. “Sarebbe un errore metterle nella competizione. La realtà virtuale è un nuovo medium che sperimenta un nuovo linguaggio. E' stata una scelta coraggiosa, ma vincente realizzare un concorso dedicato solo a questi lavori”. Da Venezia esce sconfitto il cinema italiano - nessun premio è andato ai film dei tre italiani in corsa per il Leone d'Oro Guadagnino, Minervini e Martone - ma Barbera non sembra pensarla così: “Può succedere che non si vinca quando partecipano film provenienti da decine di Paesi diversi. Questa è stata un'edizione ricca di qualità, grandi titoli e autori. Non sarà stato facile per la giuria individuare i vincitori. I verdetti sono frutto di lunghe discussioni tra nove persone che vengono da culture e luoghi diversi e cercano una mediazione. Sappiamo anche che alcuni titoli italiani sono stati in discussione fino alla fine”. Il giorno dopo la conclusione della Mostra del Cinema è anche tempo di bilanci. “C'è stato un aumento delle presenze nelle sale principali dell'11%. I posti occupati complessivamente sono stati quasi 182mila e gli accrediti sono arrivati a 8mila con una crescita del 25% - afferma il presidente della Biennale, Paolo Baratta - La sezione Virtual Reality ha avuto 10.309 visitatori e la mostra fotografica all'hotel Des Bains 27mila ingressi con 1.200 visite guidate. Dopo Netflix è il secondo vincitore di questa edizione”, scherza.

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