Leary, la droga nel computer
Era convinto che il vero «sballo» fosse la realtà virtuale
E non con i mezzi tradizionali. Tralasciando i giudizi morali, Albert Hofmann (il padre scientifico dell'Lsd, oggi centenario, in ottima salute) e Timothy Leary (il profeta, scomparso nel 1996) hanno indicato alle ultime due o tre generazioni nuove strade da percorrere. Fenomeni percettivi, ma anche - impossibile negarlo - culturali. La beat generation (Kerouac e Burroughs, in prima fila) faceva largo uso dell'acido lisergico. E la musica pop (Beatles compresi) era figlia di quella cultura, come il cinema on the road degli anni Sessanta. In quegli anni (dopo essere stato licenziato dall'università di Harvard (dove insegnava), Leary scrisse di sé che si considerava "un antropologo del ventunesimo secolo che abita in una capsula temporale situata negli oscuri anni Sessanta. Su questa colonia spaziale, stiamo cercando di creare un nuovo paganesimo e una nuova dedizione alla vita quale arte". E l'arte - anche quella figurativa - ha avuto i suoi rappresentanti "maledetti" (ma riconosciuti universalmente come capiscuola): Andy Warhol, ma anche Jean-Michel Basquiat (eroinomane, passato dal graffitiamo alle personali nelle gallerie chic di Manhattan). Hofmann ha condannato duramente l'uso dell'Lsd come droga. I suoi esperimenti erano di carattere medico: "Quello che è accaduto dopo non mi riguarda". Leary si propose invece come il padre dell'era psichedelica. Andò incontro alla condanna dell'opinione pubblica e del Sistema (Richard Nixon lo definì "l'uomo più pericoloso degli Stati Uniti"). La damnatio non lo impressionò più di tanto, convinto come era che l'uso di droghe (e in particolare dell'acido lisergico) allargasse la mente e la sensibilità e agevolasse il "viaggio" verso nuove esperienze e - soprattutto - nuove conoscenze. Indispensabili per un artista, indispensabili per convivere con la vita. Il "viaggio" diventava così una componente essenziale della "ricerca". Negli ultimi venti anni della sua vita, Leary prestò attenzione ad altre forme di "viaggio": i computer (definì il pc "l'Lsd degli anni Novanta"), internet, la cybernautica. La parola "cyber" deriva dal greco "kybernetes", che significa pilota. Pilotare la propria esistenza, viaggiando senza muoversi. Diventò promotore della fantascienza cyberpunk, e fu tra i promotori delle ricerche sulla "realtà virtuale". Preistoria, al giorno di oggi, quando le barriere del sospetto sono definitivamente cadute su questi temi. Oggi la realtà virtuale coinvolge interessi economici e finanziari pazzeschi, ed è uscita dal "ghetto" delle sale giochi, per divenire uno strumento di diffusione dell'arte. Per offrire un punto di osservazione diverso (e molto stimolante), per scandagliare il passato e immaginare il futuro. Il grande cinema degli "effetti speciali" è - anch'esso - figlio di una cultura che parte da una stazione contigua a quelle dei poeti della beat generation e dei figli dei fiori. Quando Timothy morì, il suo corpo fu cremato, e sette grammi delle sue ceneri furono spedite nello spazio. L'ultimo viaggio, molto simbolico. Hofmann non è ancora pronto. Quando lo sarà, cercherà sicuramente una sepoltura molto tradizionale.
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