Bozzoli, dopo il delitto i guai economici
L'azienda sotto sequestro in seguito al presunto omicidio del titolare Rischio liquidazione, chiesto un incontro col procuratore capo di Brescia
Altri guai, di natura economica in questo caso, investono la ditta a conduzione (quasi) familiare «Bozzoli» di Marcheno. Un'azienda leader nella produzione di lingotti, accucciata fra le valli del bresciano, trentamila metri quadrati e quindici dipendenti per un fatturato annuo di quaranta milioni di euro. Il sequestro della fonderia, disposto dalla Procura di Brescia dopo la scomparsa del proprietario Mario Bozzoli, 50 anni, molto probabilmente buttato in uno dei suoi altiforni, traduce in termini economici ed occupazionali un rompicapo investigativo. L'allarme è stato lanciato da Stefano Olivari, sindacalista di Fiom Cisl, alla vigilia di Natale. L'azienda è sotto sequestro da due mesi, la produzione ferma. Di fatto la fonderia Bozzoli rischia di essere liquidata ed i suoi dipendenti di finire a spasso. Le tredicesime sono state regolarmente pagate ma sul futuro economico dell'attività esiste solo un punto interrogativo, tanto è vero che lo stesso Olivari ha chiesto un incontro con il procuratore capo di Brescia per avere qualche indizio sugli eventuali tempi necessari al dissequestro dell'impianto. I quindici dipendenti sono in cassa integrazione dal giorno in cui sono stati apposti i sigilli ai cancelli della fabbrica. Il blocco della fonderia è legato allo sviluppo delle indagini che debbono chiarire chi e come abbia ucciso Mario Bozzoli, socio al cinquanta per cento dell'attività insieme al fratello Adelio. Accertamenti investigativi anche e soprattutto di tipo tecnico: gli inquirenti, con il supporto dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, cercano tracce della vittima nell'azienda. Quattro al momento gli indagati: sono Giacomo e Alex, i nipoti della vittima e due dei tre operai che la sera della scomparsa dell'imprenditore, l'otto ottobre scorso, erano nei locali che ospitano i forni. Si tratta di Oscar Maggi e Aboayge Akwasi. Il quinto indagato sarebbe stato, se ancora vivo, Giuseppe Ghirardini, scomparso anche lui e ritrovato ucciso dal o con il cianuro (la differenza non è superflua, tutt'altro) davanti al greto di un fiume. L'accusa per tutti è di concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere e sottitende che gli investigatori abbiano ora la certezza che Mario Bozzoli sia stato ucciso. Hanno trovato le sue tracce biologiche nei pressi dei forni? O esiste un testimone che ha assistito all'omicidio? La Procura rivela un cauto ottimismo e lascia capire che esistono gravi indizi contro i sospettati ma ancora nessuna prova certa. Dicono che il delitto è stato pianificato. L'ipotesi è che Bozzoli sia stato ucciso dai due nipoti (figli del fratello Adelio), con i quali i rapporti erano incandescenti e che gli operai addetti ai forni abbiano assistito o siano stati complici nell'azione omicidiaria. Una lettura concettualmente facile ma non facilissima da dimostrare. Come è tutta da spiegare la morte del terzo addetto ai forni, Beppe Ghirardini, forse vittima di un suicidio simulato. O forse solo dei sensi di colpa, chi lo sa. Due degli indagati sono stati ascoltati nei giorni scorsi per tre ore dagli inquirenti ma non hanno detto niente di utile. I nipoti della vittima Alex e Giacomo saranno invece interrogati dopo le feste natalizie. Gli investigatori vogliono infatti aspettare i risultati ufficiali degli accertamenti tecnici effettuati nell'azienda e nelle abitazioni dei quattro per avere in mano argomenti solidi da contestare ai due fratelli.
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