Le profezie della Fallaci sull'Islam e la Guerra Santa
«Cassandra» del giornalismo dopo le Torri gemelle già scriveva sul pericolo dell'integralismo islamico
Senza precedenti. Sono le parole che non smette di ripetersi la Francia annichilita dalla brutalità dell'attacco terroristico Isis, vera operazione militare nel cuore dell'Europa. Un'Europa che prova a fare di democrazia, solidarietà e accoglienza i pilastri della sua unità in nome della pace. Eppure mai come in questo momento tornano alla mente, oltre alla distopia fantapolitica di Michel Houellebecq, le parole di quella «Cassandra che parla al vento», come lei stessa si definì nelle prime righe del suo libro dirompente e divisivo che fu «La Forza della Ragione». Oriana Fallaci aveva intuito il suicidio dell'Europa subito dopo l'attacco alle Torri Gemelle l'11 settembre 2001, ma già dieci anni prima, in un reportage dalla prima guerra del Golfo, prevedeva il ritorno delle guerre di religione descrivendo la rabbia islamica contro l'Occidente guidata dai mullah. Ma c'era (e c'è ancora) la gauche au caviar degli intellettuali, dei politici e dei comici a criticarla e sbeffeggiarla quando, senza mezzi termini e mezzi sorrisi, parlava di Eurabia, del dilagare islamico nel Vecchio Continente, di come saremmo stati schiacciati dalle armate musulmane. «Parigi è persa: qui l'odio per gli infedeli, è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia - scriveva la Fallaci - Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno dove finiamo con l'affogare». Lungimirante lo scenario europeo che la giornalista toscana tracciava: l'arrivo di masse di profughi in fuga dai Paesi africani dopo la caduta dei tiranni che li avevano governati e la minaccia di incrementarne il tasso di «islamizzazione». Nessuna integrazione (proibita da Maometto) tra due civiltà incompatibili dal punto di vista politico, sociale e soprattutto religioso. E dunque «Un'Europa che non è più Europa, ma Eurabia. In ciascuna delle nostre città esiste un'altra città... Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana. Un nemico inoltre che in nome dell'umanitarismo e dell'asilo politico accogliamo a migliaia per volta e che poi abolisce Babbo Natale, il Presepe e il Crocefisso dalle scuole (...). E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans». Oriana Fallaci (scomparsa nel 2006) che aveva intuito il fermento fondamentalista in Paesi dove la politica è la religione, denunciando la diversità antropologica tra musulmani e cristiani e la farsa del pluriculturalismo, bacchettava i timorati di Allah: «Intimiditi come siete dalla paura d'andar contro corrente cioè d'apparire razzisti (parola oltretutto impropria perché il discorso non è su una razza, è su una religione), non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa, che mira alla conquista del nostro territorio, forse, ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime, alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà». Oriana Fallaci-Cassandra l'aveva detto, ora non ci resta che difendere la nostra libertà, anche solo intonando senza paura quell'«Allons enfants de la Patrie» come hanno fatto i francesi uscendo dallo stadio nella notte del massacro.
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