Ventenne uccisa, trovati i vestiti insanguinati dell'ex
Erano buttati nelle campagne del Catanese. Si cerca ancora il coltello da caccia LEGGI ANCHE Uccisa dall'ex, lo denunciò per stalking
Emergono altri particolari in merito all'omicidio di Giordana Di Stefano, la giovane mamma ventenne uccisa a Nicolosi, nel catanese, da Luca Priolo l'ex convivente 24enne fermato ieri pomeriggio nei pressi della stazione di Milano prima di prendere un treno per Lugano, in Svizzera. I carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania nelle campagne di Belpasso, vicino a un centro commerciale, hanno infatti trovato i vestiti insanguinati dell'omicida. La coppia aveva avuto una figlia di 4 anni che viveva con la madre. Il giovane ha confessato dando informazioni utili per fare ritrovare gli indumenti. Non è stata invece ancora recuperata l'arma del delitto, un coltello da caccia, che ha detto di aver lanciato nella stessa zona. La fuga del compagno interrotta da un sms Un sms inviato, attraverso il telefono cellulare di un passante, al padre del fuggitivo, ha permesso ai carabinieri di localizzare con certezza, nella stazione ferroviaria di Milano, la posizione di Antonio Luca Priolo, il giovane che ha assassinato a Nicolosi l'ex convivente Giordana Di Stefano, di 20 anni. E' stata interrotta cosi' la fuga verso la Svizzera dell'assassino che fermato dai carabinieri di Milano ha ammesso le sue colpe. Priolo stava per salire sul treno per Lugano quando ha inviato il messaggio che suo padre ha letto ad alta voce ai carabinieri che lo stavano interrogando. Così è scattata la caccia all'uomo che si è conclusa alla stazione ferroviaria. Il particolare è stato reso noto dal procuratore Michelangelo Patané "Non volevo ucciderla" Davanti ai carabinieri di Milano, Antonio Priolo, l'uomo che ha ucciso l'ex convivente Giordana Di Stefano a Nicolosi e che poi è stato fermato nel capoluogo lombardo, avrebbe riferito che il motivo scatenante del delitto sarebbe stata la querela per stalking, che proprio ieri doveva essere affrontata in tribunale e che lo stesso giorno, a suo dire, doveva essere rimessa dalla vittima, la quale in cambio avrebbe avuto l'affido esclusivo della figlia di 4 anni. Lo hanno spiegato i magistrati di Catania nel corso di una conferenza stampa. Priolo ha riferito inoltre, che non voleva uccidere, ma solo spaventare l'ex convivente Giordana, pur tuttavia aveva con sé un coltello, l'arma con la quale ha accoltellato ripetutamente la donna: "Presto per immaginare il percorso giudiziario - ha spiegato il procuratore di Catania Michelangelo Patané - se contestare la premeditazione, resta però il fatto che l'assassino aveva con sé un coltello che ha poi utilizzato e questo è un dato inconfutabile". "I processi non fermano gli stalker" "La sola risposta giudiziaria non è sufficiente per fronteggiare i casi di stalking come in questo caso il processo non è servito da deterrente per l'omicida". Così il procuratore di Catania Michelangelo Patané parlando di Antonio Priolo e del giorno dell'udienza davanti al gip in cui il giovane era imputato per stalking. "Casi come questi sono difficili da fronteggiare perché imprevedibili - ha spiegato - ci sono sentimenti violenti che scatenano all'improvviso. E non servono eventi che facciano ipotizzare quello che è successo". L'affondo del pm di Catania "Se si fosse svolta prima l'udienza, forse oggi Giordana sarebbe viva". Così il procuratore di Catania Michelangelo Patanè parlando di Antonio Priolo, il giovane che ha ucciso a Nicolosi l'ex compagna ventenne Giordana Di Stefano, e arrestato ieri a Milano. Il riferimento è all'udienza per stalking svoltasi ieri a seguito della denuncia presentata dalla vittima il 3 ottobre 2013. Il magistrato prima aveva detto che "la sola risposta giudiziaria non e' sufficiente per fronteggiare i casi di stalking come in questo caso il processo non e' servito da deterrente per l'omicida. Casi come questi sono difficili da fronteggiare perché imprevedibili; ci sono sentimenti violenti che scatenano all'improvviso".
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