Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Ladri a casa». Erano i parenti della Rusic

CECCHI_WEB

Cecchi Gori telefona al 113 ma la polizia trova i familiari dell'ex moglie L'appartamento al centro di un duro contenzioso seguito alla separazione

  • a
  • a
  • a

  «Ci sono degli intrusi, mi stanno rubando in casa». Quando ieri mattina alle 11,25 Vittorio Cecchi Gori ha chiamato il 113 per segnalare un possibile furto nella propria abitazione in zona Trionfale, sul posto si sono precipitate sette auto tra polizia e carabinieri. Le sirene spiegate hanno anticipato di un attimo l'arrivo degli agenti che, parcheggiate volanti e gazzelle nella stradina in salita, hanno fatto le scale due a due per bussare al portone di casa Gori, in viale Platone. «Aprite, lo sappiamo che siete lì dentro», hanno gridato dal pianerottolo. Inutilmente. Dall'altra parte dell'uscio neanche un fiato, un rumore: il silenzio è andato avanti per due lunghissimi minuti fin quando, protetti dal paletto tirato, gli «intrusi» si sono decisi a far capolino dalla fessura aperta. «Noi qui ci viviamo, lasciateci stare» è stata la risposta a sorpresa dell'uomo per niente simile ad un ladro. A quel punto, convinti gli inquilini ad aprire del tutto l'uscio, poliziotti e carabinieri si sono ritrovati catapultati in un «affare di famiglia». L'appartamento, dato in uso dal proprietario Vittorio Cecchi Gori all'ex moglie Rita Rusic, sarebbe infatti al centro di un contenzioso datato anni. L'avvenente produttrice cinematografica, diventata il desiderio proibito degli italiani nei panni della barbara Uraia, avrebbe infatti affittato la casa ad alcuni suoi parenti che però, scaduto il contratto, hanno continuato a viverci serenamente senza diritto. Questa almeno deve essere l'opinione dell'imprenditore ed ex presidente della Fiorentina che però, contattato telefonicamente, ha preferito riagganciare perché «troppo impegnato». Mentre la bella ex moglie, felicemente legata ad un nuovo amore, ha abbandonato la romana Trionfale per la più calda e spassosa a Miami, Cecchi Gori è arrivato a chiamare il 113 per segnalare intrusi in casa propria e rientrare così in possesso dell'immobile. Che siano ladri o occupanti abusivi a scatenare nuove scintille, poco importa: la lunghissima guerra tra i due ex coniugi si appresta con il «casus domus» ad una ennesima battaglia legale. L'ultimo scontro Cecchi Gori-Rusic risale tra l'altro a meno di un mese e mezzo fa. Per i due neanche il tempo di rifocillarsi dietro le rispettive trincee che - quella volta si trattava di arte - un dipinto di Basquiat del valore di un milione di dollari li richiamò alle armi. «Wine of Babylon« venne infatti acquistato nel 1988 dal produttore cinematografico vincitore di un Oscar per «Mediterraneo» al prezzo di 330mila dollari dalla Tony Shafrazi Gallary di New York. Registrato come proprietà della G&G Productions, la conservò nella sua residenza romana dove allora viveva con Rita Rusic. Finito il matrimonio nel 2000, dopo 17 anni insieme, l'opera sparì dalla loro abitazione di 950 metri quadri a Palazzo Borghese. Facile immaginare come la G&G Productions accusi la Rusic di furto e conseguente arricchimento indebito, ma la bella imprenditrice arrivata in Italia da bambina come profuga croata fa la gnorri e dalla Florida continua a dichiararsi all'oscuro dei fatti. Intanto, del prezioso dipinto neanche l'ombra. E la bella produttrice cinematografica, già autrice del libro erotico Jet Sex racconta in tv: «Io e Vittorio non parliamo da sette anni».

Dai blog