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Il «protettore» delle baby squillo rischia 16 anni

ARRESTI DOMICILIARI A BOSS MAFIOSO DEPRESSO

Mirko Ieni è accusato di essere il «dominus» di tutto il giro d'affari che ruotava intorno alle due minori

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Si chiude con una richiesta di oltre 40 anni di reclusione per gli otto imputati finiti alla sbarra, la prima fase del processo con rito abbreviato sullo scandalo delle baby squillo dei Parioli. Durante l'udienza fiume di ieri – che non è bastata, però, a chiudere il cerchio sulla vicenda su cui calerà definitivamente il sipario il primo luglio, quando il Gup emetterà la sentenza – il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il suo sostituto Cristiana Macchiusi hanno ricostruito il quadro accusatorio dell'ennesima indagine shock sul sesso proibito nella Capitale, ricordando in aula di come il «dominus» di questa ordinaria storia di squallore capitolino fosse Mirko Ieni, l'ex barista che gestiva una piccola attività proprio di fronte alla Luiss che, secondo l'accusa sarebbe «un soggetto dalla capacità criminale pericolosa» che «non esitava a dare droga ed a far prostituire donne con le quali aveva a che fare». Un requisitoria durissima quella dei pm, che hanno ricordato anche un'intercettazione nella quale lo stesso Ieni raccontava di avere «due stronze che mi fanno guadagnare 600 euro al giorno». Ieni è accusato di essere l'organizzatore dell'intera vicenda e di aver ceduto droga alle due giovanissime che erano finite, loro malgrado, nel giro e di avere fotografato e diffuso immagini pedopornografiche estorte a una delle due ragazze durante un incontro amoroso; per lui la Procura ha chiesto la condanna a 16 anni e mezzo e una multa di oltre 50 mila euro. Mano pesante anche per la madre di una delle due giovanissime che, secondo il racconto della figlia durante l'incidente probatorio, avrebbe intascato anche somme periodiche di denaro pur ignorando il giro di prostituzione nel quale era finita la ragazza. Per la donna, scagionata dall'accusa di favoreggiamento, la procura ha chiesto una condanna a sei anni con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. Mano pesante anche per il caporal maggiore dell'esercito, di stanza all'Aquila, Nunzio Pizzacalla, accusato di avere adescato attraverso un messaggio su un sito per incontri una delle due ragazze: la Procura ha chiesto nei suoi confronti una condanna a sei anni e una multa di 18 mila euro. Cinque invece gli anni di reclusione invocati nei confronti di Danilo Sbarra, il commercialista a cui vengono contestati i rapporti con le due minorenni e il possesso di loro foto pornografiche. È andata meglio invece a Michel De Quattro, accusato di avere avuto rapporti con le giovanissime e aver tentato nei confronti di una di loro un'estorsione di 1500 euro per un filmato «rubato» durante un incontro, che si è visto richiedere una condanna a un anno e 4 mesi; pena minore rispetto a quella riservata al giovane imprenditore Marco Galluzzo, che avrebbe ceduto droga in cambio di rapporti sessuali: per lui Monteleone ha chiesto 4 anni. Otto mesi a testa, infine, sollecitati per i clienti Ferraro e Sammarone.

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