Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il riso Scotti cucinato dalla Corte dei conti

Favorirono l'azienda. Indagati funzionari del Gestore servizi energetici La procura: «Provocato un danno erariale da 8 milioni di euro»

  • a
  • a
  • a

Sono stati condannati dal Tribunale di Milano per aver intascato delle mazzette dalla società Riso Scotti per chiudere un occhio sui rifiuti non autorizzati che venivano bruciati nell'inceneritore dell'azienda. L'energia rivenduta al Gestore dei servizi energetici, sulla base di due convenzioni Cip 6 stipulate nel 2002 e nel 2004, non era infatti «pulita». Ora i due ex funzionari del Gse Franco Centili e Andrea Raffaelli sono indagati dalla procura della Corte dei conti per il danno patrimoniale che avrebbero arrecato all'ente, quantificato in 8 milioni e mezzo di euro, e per quello d'immagine, stimato in 260 mila euro, il doppio delle tangenti accettate. Gli sono stati appena notificati gli inviti a dedurre (l'equivalente di un avviso di garanzia nel procedimento penale) e ora avranno 30 giorni di tempo per presentare le loro memorie difensive. Secondo le indagini condotte dal Corpo forestale dello Stato, nell'impianto del Bivio Vela di Pavia insieme alla lolla di riso e alle biomasse, si bruciavano anche legno, plastiche, imballaggi e fanghi di depurazione di acque reflue. Il Gse ha scoperto l'irregolarità durante un controllo avvenuto nel maggio del 2009, tanto da chiedere la restituzione degli incentivi. Ma quel parere diventa positivo nel giro di pochi mesi. I vertici di Riso Scotti Energia spa, per evitare di perdere i 7 milioni e mezzo legati alla produzione di energia «pulita», avrebbero versato ai funzionari romani del gestore nazionale una tangente da 130 mila euro. Abusando delle loro qualità e in violazione dei doveri d'ufficio, in concorso con rappresentanti di Riso Scotti Energia, il Tribunale di Milano (con sentenze passate in giudicato) nel 2011 ha condannato Franco Centili per truffa, abuso d'ufficio e corruzione, e nel 2012 Andrea Raffaelli per corruzione. Insieme al consulente in materia energetica Elio Nicola Ostellino, che in un'intercettazione avrebbe detto di avere «tutto il Gse lubrificato», i tre funzionari hanno patteggiato pene che vanno da un anno e 3 mesi a 2 anni e 8 mesi. Mentre i dirigenti pavesi Giorgio Radice e Giorgio Francescone hanno patteggiato rispettivamente la pena di un anno e 11 mesi e di un anno e 9 mesi di reclusione. Nel frattempo, Angelo Dario Scotti, il famoso «dottor Scotti» della pubblicità, figlio del patron Ferdinando, è stato rinviato a giudizio su decisione del gip di Roma per corruzione e truffa. Secondo la Procura sarebbe stato a conoscenza delle tangenti pagate dalla sua società. Per questa vicenda a giugno del 2011 venne posto agli arresti domiciliari dalla Dda di Milano e poi scarcerato. Dalle sentenze penali emerge che Centili, incaricato di gestire le pratiche relative all'incentivazione di energia elettrica in regime di Cip 6, forniva precise indicazioni ai rappresentanti della Riso Scotti spa su come concretamente realizzare artifici tali da consentire alla società un ingiusto profitto per 8.584.243 euro. Accettava e riceveva la somma di 100 mila eur o per intervenire in favore della Scotti, con pressioni sui funzionari del Gse e redigendo una specifica memoria, tanto da farle ottenere l'annullamento del provvedimento del 21 ottobre 2009, con cui il gestore aveva chiesto all'azienda pavese la restituzione di 7.683.933 euro. In concorso con Raffaelli, addetto alla divisione commerciale, accettava la somma di 30 mila euro (poi erogata nella misura di 15.000 euro) per fornire «consulenze» ad altre società del gruppo Scotti nell'iter volto a ottenere la qualifica di «impianto alimentato da fonti rinnovabili». Per queste ragioni la procura della Corte dei conti ha invitato i due ex funzionari del Gse a fornire deduzioni e documenti utili per un eventuale giudizio davanti alla sezione giurisdizionale contabile. A Centili viene contestato un danno erariale pari a 8.584.243 euro e 200.000 euro per quello all'immagine causato all'ente gestore dell'energia. Più ulteriori 60.000 euro da restituire in solido con Raffaelli. Considerato l'alto rischio di perdita della garanzia patrimoniale è stato richiesto nei confronti di Centili il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili, dei conti correnti bancari, fino a raggiungere la somma di 8 milioni e mezzo di euro che per il pubblico ministero contabile corrisponde al danno erariale causato all'ente Gse.

Dai blog