Caso Scajola, interrogatorio secretato
Colloquio di sei ore con i pm. L'ex ministro accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena ha risposto a tutte le domande
Un lungo interrogatorio, oltre sei ore, al carcere romanO di Regina Coeli per Claudio Scajola, accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena. Uscendo dal penitenziario il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha confermato che l'ex ministro ha risposto alle domande che gli ha fatto insieme con il collega Francesco Curcio, sostituto procuratore nazionale Antimafia. Incalzato dai cronisti, Lombardo ha preferito non rispondere alla domanda se ci sono nuovi elementi contestati a Scajola. Scajola, ha riferito uno dei due legali, Elisabetta Busuito, "sta bene ed era assolutamente sereno durante l'interrogatorio perché conosceva i fatti. Aspettava con ansia l'incontro con i magistrati per poter spiegare tutto". "Abbiamo veramente avuto dei magistrati che hanno consentito un clima sereno durante il colloquio", ha sottolineato il legale specificando che Scajola non aveva nessun appunto con sé e che ha parlato dei fatti contestatigli ricorrendo esclusivamente alla propria memoria. L'interrogatorio è stato secretato. Alla domanda se sono stati contestati nuovi reati all'ex ministro, l'altro legale Giorgio Perroni ha detto: "Non posso rispondere ma posso rendervi noto che Scajola ha risposto puntualmente a tutte le domande e che si è parlato soltanto dei fatti contenuti nell'ordinanza". Intanto nell'inchiesta che ha portato all'arresto di due agenti di polizia in servizio alla Camera dei Deputati e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, c'è una traccia che potrebbe portare all'inchiesta degli appalti sull'Expo di Milano che vede coinvolto anche lo stesso Scajola. Secondo fonti della procura napoletana, uno dei due agenti finiti ai domiciliari era in contatto con molti politici, ai quali forniva informazioni riservate. L'indagine sulle infiltrazione del clan dei Casalesi in Versilia potrebbe incrociarsi con quella sulle tangenti di Milano, perché i pm ritengono che ci fosse una 'talpa' che avrebbe fornito informazioni coperte da segreto istruttorio all'ex ministro.
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