Così i bus notturni cadono a pezzi. Il record: un milione di chilometri
Vetture vecchie con una media di 15 anni di attività. Troppi incidenti e ritardi
Autobus sconquassati che sfiorano il milione di chilometri ed i 15 anni di età. E poi corse sparite nel buio della notte, oltre a tempi di percorrenza troppo bassi che costringono gli autisti a veri e propri gran premi per le strade semi deserte della Capitale. Senza contare i guasti quasi giornalieri, a volte causa di incidenti che per poco non si trasformano in tragedie. È un disastro il servizio dei «notturno bus« gestito da Roma Tpl, il consorzio privato a cui nel 2010 fu assegnato il 20% del trasporto su gomma capitolino (85 linee periferiche e 27 notturne). Basta fare un tour di qualche notte per accorgersi che arrivare a destinazione, per un motivo o per l'altro, rappresenta sempre un punto interrogativo. GLI INCIDENTI E I MEZZI «SFRENATI» L'ultimo, grave episodio pare sia accaduto 10 giorni fa nei pressi della Stazione Termini, intorno alle 24.30, sull'N18 Venezia-Tor Bella Monaca. A raccontarlo, mentre viaggiamo proprio su quella linea, uno dei colleghi dell'autista coinvolto nell'episodio: «Il freno gli andava a vuoto – conferma il conducente – e il bus stava andando dritto verso le auto ferme al semaforo. Quindi a sterzato e si è andato ad appoggiare addosso a un albero. Per fortuna non si è fatto nulla, mentre un passeggero si è ferito lievemente alla testa. Quando hanno aperto il cofano, hanno trovato il tubicino del freno rotto. È stato un grande, perfino i vigili gli hanno fatto i complimenti». Episodio simile, qualche settimana prima sull'N9, in via IV Novembre: «Non si chiudevano le porte – racconta un altro autista – così il collega è sceso, ma il bus si è "sfrenato" ed è finito addosso a quello che lo precedeva». Non è la prima volta che accade: «Controlliamo sempre i freni prima di partire – spiega – ma non puoi mai sapere cosa può succedere». GLI AUTOBUS DEL GIUBILEO E in effetti, a viaggiarci sopra, i notturno bus non è che trasmettano grande sicurezza. Il degrado delle sospensioni è tale che a tratti è anche impossibile parlare a causa del contatto buche e sampietrini. Le luci interne a volte sono un optional, così come l'apertura delle porte. Ma è il minimo. «Gli autobus che girano di notte hanno tra i 10 e i 15 anni – racconta l'autista dell'N18, mentre il display segnala "guasto generico motore" – Questo ha superato i 900mila chilometri, dovrebbe essere di quelli che acquistò Rutelli per il Giubileo, che poi sono passati a Roma Tpl». Mentre chiacchieriamo arriviamo al capolinea di Tor Bella Monaca: una sigaretta e si riparte. Ma qualcosa non va. La marcia automatica non entra, così passano altri 10 minuti prima che, a forza spegnimenti e qualche pugno al cruscotto, si riesca a ritornare in pista. «È così – continua il conducente – Ora questa cosa la segnalo, ma prima che si possa fare manutenzione passerà almeno una settimana». Già, perché alle 4.45 i mezzi devono essere a deposito, per poi essere utilizzati nel servizio diurno. «Mica siamo all'Atac – spiega – qui stiamo sotto padrone, finché non ci si ferma per strada si va avanti. I freni? Si comincia a rallentare un po' prima, e via così. Altrimenti ci fermiamo una, due, tre volte, poi iniziano ad arrivare le lettere di richiamo. E io c'ho famiglia». IL VIAGGIO IN PENDENZA La condizione dell'N18 è la regola. L'N12 che prendiamo da Venezia a La Rustica, ad esempio, pende tutto sulla destra. Il problema è che è stracolmo e ad ogni curva si ha quasi la sensazione di finire ribaltati. «Cercate di stare tutti a sinistra», urla il conducente, mentre il bus si insinua nelle stradine strette del quartiere Centocelle. Quando arriviamo a destinazione, sul display di dietro (perché quello davanti non funziona, sostituito da un foglio di carta) appare la scritta «Dep», deposito. «Facciamo turni anche di 7 ore di fila in queste condizioni», racconta l'autista dell'N11, la circolare Ostiense. Che è da solo (dovevano esserci almeno 2 bus sulla linea) e già pregusta la rabbia dei passeggeri che lo aspetteranno alla fermata anche per un'ora. «Sì ma io vado piano – racconta, mentre cerca di districarsi con il volante non in asse – non mi fido di queste vetture. Mai oltre i 50 km/h, anche perché poi non voglio avere persone sulla coscienza». E l'Atac non controlla? «Ci sono i controlli – spiega – ma a volte prevale la necessità di dover svolgere quello che resta pur sempre un servizio pubblico. E allora si va avanti lo stesso».
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