Gheddafi jr. torna in Libia Testa rasata e manette
Dal calcio al carcere: la vita del figlio del Rais
TRIPOLI Dal calcio al carcere. Dopo tre anni vissuti pericolosamente in Niger, Saadi Gheddafi, terzogenito di Muammar Gheddafi, è stato estradato in Libia. Ci torna come prigioniero, con i capelli e la barba rasata. L'11 settembre 2011, durante la guerra civile che depose il papà-rais, alla guida della Jamahiriyya dal 1969, era fuggito in Niger dopo un'avventura traversata del Sahara. All'epoca era comandante delle Forze Speciali libiche e i ribelli lo inseguirono fino al confine. Ma lui scomparve nel deserto. Salvo riapparire qualche tempo dopo in Niger, appunto. Dove il soggiorno è poi terminato agli arresti domiciliari. Ieri, alle 3.30 del mattino, Saadi Gheddafi, 41 anni, è tornato in Libia. È sbarcato, sotto scorta, nello scalo di Matiga alle 3.30 del mattino. In dosso la divisa blu dei detenuti. È stato subito condotto nella prigione di Tripoli. Il governo libico ha reso nota l'estradizione eccellente sulla propria pagina Facebook e ha ringraziato il presidente nigerino Mahamadou Issoufou per la cooperazione. Saadi era ricercato per il proprio ruolo nella repressione del dissenso e nelle uccisioni di manifestanti nelle proteste del 2011, che alla fine portarono alla deposizione e alla morte del colonnello Gheddafi. A differenza del fratello Saif al-Islam, Saadi non è ricercato dalla Corte penale internazionale. Verrà quindi giudicato da magistrati libici. Sono lontani anni luce i tempi in cui il calcio era la sua grande passione. Pensava probabilmente di essere un numero uno, tanto che dopo l'esordio con l'Al-Ahly di Tripoli nel campionato 2000-2001, aveva pensato bene di sbarcare in Italia. Nella patria del calcio era riuscito a trovare nel 2003 un ingaggio nel Perugia. Ligio agli allenamenti, sempre presente, in due anni riuscì però a giocare soltanto una partita, quella contro la Juventus, dove tra l'altro era socio insieme al papà con l'impresa di famiglia Lafico. Il gol della vittoria per i perugini lo firmò Fabrizio Ravanelli. Avrebbe dovuto giocare pure la partita successiva, la penultima di campionato, il 9 maggio 2004, contro la Roma, ma un attacco di appendicite lo face finire in ospedale, a Roma. Nel 2005 cambia campo e passò con l'Udinese. L'anno successivo è con la Sampdoria. Che sia un fuoriclasse lo dubitarono in molti. forse lo capì anche lui. Alla fine del 2006 tornò a fare l'imprenditore e lanciò il progetto della costruzione di una «Hong Kong libica», una zona franca nel territorio della Jamahiriyya dove poter accedere senza visti. La crisi economica mondiale, nel 2008, la fece naufragare. Saadi, il calciatore mancato, si dedicò quindi al cinema, presiedendo la World Navigator Entertainment, una società di produttori di film western. Tre anni dopo la guerra civile lo catapultò, anche per volere del padre, alla guida Forze Speciali libiche. Quattro anni dopo aver giocato l'ultima partita è in fuga nel deserto. Da ieri è in cella. Proprio mentre a Roma si svolgeva la Conferenza internazionale sulla Libia a cui hanno partecipato tra gli altri il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steimeier e l' omologo francese Laurent Fabius . Obiettivo: stilare una road map per mettere in sicurezza le scorte di armi in Libia abbandonate dal regime di Gheddafi. Materiale «che comporta rischi per la stabilità dell'intera regione». Germania e Francia hanno deciso pertanto di affrontare questo problema con un progetto congiunto. La Germania stanzierà alcuni milioni di euro per progetti volti alla messa in sicurezza di munizioni e armamenti in Libia. Così che il paese nordafricano «possa raggiungere la stabilità e la sicurezza nel lungo termine». Tutto ripartirà anche dalle elezioni parlamentari da tenersi entro la fine dell'anno.
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