Totò Riina: "Di Matteo deve fare la fine del tonno"
Il boss intercettato nel carcere di Opera mentre parla con Alberto Lo Russo descrive le scorte come "anatroccoli" e "paperelle"
Conversazioni intercettate durante la cosiddetta "ora di socialità" nel carcere milanese di Opera. Da un lato il boss mafioso Totò Riina, dall'altro quello della Sacra Corona Unita Alberto Lo Russo. Conversazioni che risalgono a ottobre-novembre dello scorso anno e che, rilette oggi dopo che sono state depositate dai pm nell'ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, fanno rabbrividire. Riina, infatti, parla del pm antimafia Aninino Di Matteo che rappresenta l'accusa nel processo in cui è imputato. "E allora organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e non ne parliamo più - dice il 16 novembre 2013 - Questo Di Matteo non se ne vea, gli hanno rinforzato la scorta e allora, se fosse possibile, ad ucciderlo... Una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari (e parla del fallito attentato al vicequestore Rino Germanà, nel trapanese che si salvò solo perchè si era gettato in mare mentre il boss Bagarella gli sparava ndr). Ma Riina è anche più duro: "Di Matteo deve fare la fine del tonno. L'ultimo se mi riesce sarà più grosso... Se mi ci metto (ride e gesticola ndr) con una bella compagnia di anatroccoli pa...pa...pa... così a chi peschiamo peschiamo.... Peschiamo e non se ne parla più. Perché sono degni... Non devo avere pietà di questi, come loro non hanno pietà. Ora non c'è manco uno che prende una papera sola, non sono capaci a pigliare neanche una papera". A questo punto Lo Russo contrabatte ridendo: "Sterminio di uccellacci... Queste sono le parole più sagge e più giuste che ci sono, non bisogna avere pietà come loro non hanno pietà di noi". C'è anche spazio per una battuta per Matteo Messina Denaro, da anni latitante. "A me dispiace dirlo - spiega Riina il 30 ottobre - questo signor Messina. Questo che fa il latitante che fa questi pali.. questi pali eolici... i pali della luce. Questo si sente di comandare, si se te di fare luce ovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi, per prendere soldi, ma non si si interessa di...". L'omicidio Chinnici. Riina parla anche della strage in cui morirono il giudice Rocco Chinnici con la scorta e il portiere dello stabile e, sorridendo, racconta: "Quello là saluta e se ne saliva nei palazzi. Ma che disgraziato sei, saluti e te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso, disgraziato, il Procuratore Generale di Palermo". La testimonianza di Napolitano. Un pensiero anche per il Capo dello Stato e per la possibilità che vada a testimoniare al processo sulla presunta trattativa: "Non deve testimoniare al processo per la trattativa tra Stato e mafia". Applausi, quindi, a chi tra i politici stigmatizza la richiesta della Procura di Palermo: "Fanno bene, fanno bene... ci danno una mazzata... ci vuole una mazzata nelle corna... a questo pubblico ministero di Palermo. Di più per questo, per questo signore che era a Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare prima. È un disgraziato... minchia è intrigante, minchia, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti, vorrebbe mettere mani... ci mette la parola in bocca a tutti, ma non prende niente, non prende...".
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