Prostituzione e violenza. Ecco la mappa del sesso
Giuseppe Grifeo È una vera e propria invasione. La prostituzione a Roma dilaga. Ma quante sono le lucciole nelle strade della Capitale? Per una settimana abbiamo percorso la città in lungo e in...
È una vera e propria invasione. La prostituzione a Roma dilaga. Ma quante sono le lucciole nelle strade della Capitale? Per una settimana abbiamo percorso la città in lungo e in largo e, tra prostitute e transessuali, ne abbiamo contate 887. Un numero da prendere, ovviamente, per difetto. Un lungo elenco di corpi in esposizione sui marciapiedi, in accoppiamento sulle carreggiate o in aree verdi sotto i balconi. Sono romene, moldave, bulgare, estoni. Molte provengono dall'Afica, la maggior parte nigeriane. Gli aguzzini sono appostati a poca distanza, pronti a intervenire a suon di schiaffi se qualcuna prova a battere la fiacca. Il primo giorno di questo «tour» è partito da nord, dalla Salaria. Le ragazze sono a lavoro già dal mattino, altissimo il ritmo sostenuto. Ci appostiamo vicino all'intersezione con via dei Prati Fiscali: una ragazza giovanissima, dell'est Europa, una delle trenta al lavoro, impiega in media tre minuti per contrattare con il cliente, poi via in auto nelle stradine laterali. Dopo dieci minuti è di nuovo sul marciapiede. E via un altro cliente. In una piccola traversa, via di Torre Salaria, ci sono due professioniste del sesso. Il cliente di turno accosta accanto a quella meno vestita: lei se lo lavora lì, bastano cinque minuti. Poi lui riparte di corsa, attento a non essere visto. Qui le lucciole sono furbe, sono più vestite rispetto al passato: non conviene mostrare nudo il proprio corpo perché si rischia di essere fermate dalle forze dell'ordine. Basta stare lì, magari a una fermata del bus, il telefonino attaccato a un orecchio, simulando un'eterna telefonata, e il pericolo è scansato. Non tutte hanno protettori alle spalle, loschi energumeni che di sera si riuniscono vicino a un camioncino di un venditore di panini. Quando cala il buio le ragazze diventano più ardite e scoprono qualche centimetro di pelle in più. È sconcertante veder passare una macchina con una bambina seduta sul sedile posteriore che guarda stralunata dal finestrino quelle donne in minigonna, jeans attillatissimi, scarpe sgargianti dalla zeppa altissima. Stesso spettacolo sulla vicina via dei Prati Fiscali dove il mercato del sesso si è espanso: abbiamo contato quindici prostitute fino a piazzale Jonio. Il pressing dei comitati di quartiere, in cortei notturni, dura da anni, ma il problema è ancora lì. Macroscopico il fenomeno sulla Tiburtina. È sabato sera, molti vanno a giocare nelle sale slot, soprattutto nel tratto più vicino al Gra. Tante luci, insegne colorate, gran via vai di auto e loro lì in strada, tante, alcune giovanissime, slave in prevalenza. Il conteggio diventa interminabile. Si prosegue verso l'esterno, si oltrepassa Settecamini e ancora ragazze a bordo strada, camioncini di venditori di panini, birra e bibite (non mancano mai), clienti e papponi vanno a rifocillarsi, le lucciole si prendono una pausa per bere o mangiare. Se gli sfruttatori si accorgono che cercano di perdere tempo passano alle maniere forti con urla e spintoni. Oltrepassato il Centro Agroalimentare, si finisce all'Albuccione, poco oltre l'area industriale di Tavernelle, ormai nel Comune di Guidonia: le ultime prostitute approfittano di un rifornimento di benzina per caricare clienti. In questo lungo tragitto abbiamo contato ben cinquanta ragazze. L'atmosfera cambia quando ci spostiamo più a sud. Qui i corpi in vendita si vedono eccome. Siamo in viale Palmiro Togliatti, in corrispondenza di piazzale Pino Pascali. Al mattino il mercato del sesso è già vivo, la pausa pranzo anche qui paga e alcune ragazze stanno accovacciate sul marciapiedi. Fra lo slargo e via Gino Severini sono in venti. Altre quindici su via Giorgio Perlasca. Qui inizia anche l'impero dei trans che di notte dilaga sulla Collatina, in concorrenza con una quindicina di ragazze di colore che stanno attente a non sconfinare. Poco più in là c'è via Severini: transessuali costruiti con silicone e ormoni, esageratamente procaci, voci da gentili camionisti, visi che richiamano forme maschili, truccati pesantemente. «Bello vieni qui, faccio divertire te!», urla il più alto di tutti, vestito solo con un tanga. Tira fuori la lingua e tenta una lap dance con il palo di una sgangherata recinzione. La strana esibizione è comica. Ai 26 transessuali di questa zona, se ne aggiunge una trentina su via Emilio Longoni, un largo stradone fra Collatina e Prenestina. Tutti in vestitini succinti chiassosi, a paillette, fino ai trans meno «attrezzati», in jeans e magliette. Si inoltrano con i clienti nel buio delle aree verdi trasformate in discariche di fazzoletti e preservativi usati. I transessuali più ricchi sono quelli dell'Acqua Acetosa, una trentina, arrivano in auto, hanno clienti che scendono dai Parioli: «Se capita quello bono che si innamora, ti fa pure l'appartamento come a un paio di amiche», dice un trans dalla pelle scura e capelli rossi voluminosi. Tristezza infinita, ritornando sulla Togliatti, una sequela di ragazze, 40, corpi magri, visi pallidi e spauriti, altre più spavalde che invadono la strada. Gioco pericoloso «battere» qui, anche perché devono difendersi dagli immigrati senza soldi desiderosi di spassarsela. Una scena che si ripete sulla Colombo e all'Eur vicino al Colosseo Quadrato, così come sull'Ardeatina, dove 25 ragazze africane si mimetizzano nel buio. Per non parlare di viale Marconi e via Aurelia, 40 lucciole nella prima e 20 nella seconda, un rosario che recita senza fine il triste destino di molte donne.
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