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Lazio, due squilli nel deserto

Battuto il Lecce 2-0 con gol di Guendouzi e Noslin in un Olimpico vuoto per la protesta dei tifosi

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Terza vittoria consecutiva in casa, settima partita su dodici senza subire gol: la Lazio batte il Lecce 2-0, riscatta in parte la sconfitta di maggio contro i salentini che la estromise dall’Europa e sale in classifica. Decidono Guendouzi all’inizio e Noslin al tramonto di una gara ben giocata da una squadra in crescita. In mezzo tanta sfortuna, due pali, una rete annullata da un giovane arbitro impresentabile. Sarri può essere soddisfatto del suo gruppo, non era facile scendere in campo in un’atmosfera irreale dove si poteva pure affondare. Invece la prova è stata convincente anche se agevolata da un avversario rinunciatario. Quando fischia Arena l’inizio della sfida l’Olimpico è quasi tutto vuoto (circa 10 mila gli spettatori). La risposta alla richiesta della Curva Nord di disertare lo stadio per questa sfida di campionato contro il Lecce è forte e chiara: si gioca nel silenzio, siamo ai minimi storici del rapporto già molto conflittuale tra i tifosi e la società gestita dal presidente Lotito. C’è anche la partita da giocare e la Lazio prova a farlo con dignità nonostante un ambiente esterno elettrico e pieno di tensioni. 
Si parte con i giocatori con un segno rosso in volto per la giornata contro la violenza sulle donne e numeri speciali delle maglie con nomi femminile di fidanzate, mamme o figlie. La squadra di Sarri prova a comandare il gioco, il Lecce tiene la linea alta ma non punge. Prima Falcone è prodigioso su una conclusione di Dia, poi si deve arrendere al piattone di Guendouzi su assist di Basic al termine di un’azione insistita:1-0. La Lazio insiste, sempre il centrocampista croato impegna con un tiro da fuori il portiere giallorosso. Si va al riposo con un solo gol di vantaggio nonostante un dominio totale. Dopo l’intervallo dentro subito Vecino per l’infortunato Cataldi, Di Francesco prova a girare la partita con Strulic e Banda. Il Var Serra fa annullare all’arbitro di campo un gol al limite di Dia (fallo su Gabriel), poi le parate di Falcone e due pali di Isaksen e Zaccagni fanno temere la beffa scritta nei libri della storia del club. Ma il Lecce è poca cosa, non crea pericoli se si esclude qualche tiro dalla distanza, Sarri non si fida e inserisce Lazzari, Patric, Pedro e Noslin. Proprio il centravanti olandese trova il raddoppio al sesto dei sette minuti concessi da Alberto Ruben Arena di Torre del Greco (un extra ingiustificato). Finisce 2-0, giusto così: almeno sul campo la Lazio risponde bene a una settimana di veleni. 
Ora tre prove importanti per provare ad alzare l’asticella, sabato sera la trasferta di San Siro contro il Milan, poi doppio impegno all’Olimpico sempre contro i rossoneri negli ottavi di Coppa Italia, infine la sfida di campionato contro il Bologna sempre in casa. Otto giorni decisivi per capire le ambizioni di una squadra che non vuole rassegnarsi una stagione anonima. E la mano del comandante Sarri comincia a vedersi ogni giorno di più.
 

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