Nella maxi inchiesta su Hannoun spunta anche Shahin
L’imam Shahin, considerato un pericolo per la sicurezza nazionale e rilasciato dopo la richiesta di espulsione del ministero dell’Interno (che farà ricorso in Cassazione) torna al centro della scena ed è, in parte, anche legato al caso del filo Hamas Mohammad Hannoun. Infatti, Elsalay, uno dei 9 arrestati nella maxi operazione contro la cupola di Hamas in Italia, parlando con Shahin e riferendosi a El Shobky, gli contesta di avergli parlato di come l'associazione invia il denaro. Ali El Shobky è il referente piemontese di Abspp, colui che ha incontrato l’ex capo di Hamas Haniyeh, come si evince dalla conversazione in cui dice “Si, anche quando siamo andati a farci le foto con il dottor Ismail Haniveh…”.
A intervenire sul caso è l’onorevole di FdI Augusta Montaruli che ha intenzione di presentare un esposto alla Procura di Torino su Mohamad Shahin: “Deve essere espulso e per questo presenterò un esposto alla a procura sulla moschea Omar e il suo Imam Shahin, già destinatario di un provvedimento di espulsione del Viminale. Le motivazioni dell’ordinanza della corte d’appello con cui l’imam è tornato in libertà già presentavano lacune non avendo profili di novità e risultando totalmente carenti circa le aderenze con la fratellanza mussulmana: ora sono totalmente superata alla luce di ulteriori elementi.
L’intercettazione nell’ambito dell’inchiesta di Genova che vede coinvolto, anche se non indagato, l’imam della moschea di Via Saluzzo getta infatti ombre inquietanti che rafforzano le motivazioni dell’espulsione di vanno chiarite sul profilo penale, dando contezza dei rapporti del soggetto apprezzabili alla luce di elementi di pericolosità per la nostra sicurezza nazionale. Il ruolo di guida della moschea e le attività da quest’ultima intrattenute sono oggetto degli elementi che sottopongo all’attenzione dell’autorità giudiziaria nell’esposto affinché verifichi in maniera più approfondita i contatti con tutti i soggetti indagati ed in particolare con Hannoun, principale soggetto sottoposto alla misura cautelare per la rete di finanziamenti ed il sostegno ad Hamas.
Ciò che è certo è che a seguito di questa inchiesta chi invocava attività di beneficenza a sostegno della liberazione di Shahin non potrà più farlo ed anzi deve delle spiegazioni: ora vogliamo i nomi di coloro che hanno effettuato i bonifici nell’ambito dell’inchiesta di Genova nonché un chiarimento del ruolo della moschea guidata dal sedicente Imam Shahin nella rete di finanziamenti che partivano dall’Italia”.
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