Repubblica e la Stampa ai greci, Gedi conferma la vendita: cosa trapela dal piano industriale
Trattative avanti con il greco Kyriakou. Possibile closing nel primo semestre 2026
Quelle che erano solo voci e rumors di mercato sono diventate certezza ieri quando Gedi, il gruppo editoriale posseduto dalla holding degli Agnelli Exor, attraverso un portavoce, ha confermato di essere in trattative con la società greca dei media Antenna per la vendita dei propri asset. Composti oltre che dai due quotidiani Repubblica e La Stampa anche da un portafoglio di emittenti radiofoniche. Secondo quanto riferito a Reuters, le trattative con Antenna sono iniziate nel corso dell’estate e stanno «procedendo positivamente». La conferma dei negoziati mette fuori gioco le indiscrezioni apparse sulla stampa italiana che ipotizzavano contatti con potenziali acquirenti alternativi. Tra questi Leonardo Maria del Vecchio che avrebbe dato disponibilità a investire circa 140 milioni. A escluderlo dall’asta, la necessità per gli Agnelli di puntare a vendere le attività a un operatore industriale del settore media per assicurare un passaggio con minori rischi di strappi nella gestione.
La famiglia Kyriakou che si è proposta avrebbe dalla sua il know-how necessario alla missione di rilanciare le testate, Repubblica in particolare visto che su La Stampa ci sarebbe maggiori perplessità sull’acquisto. Il gruppo che gestisce più attività industriali ha una sub-holding che concentra al suo interno tutte le attività legate all’editoria gestite in varie parti del mondo. Anche per questo, fonti, confermano a Il Tempo che in parallelo alla trattativa avanzata sarebbe già in fase di scrittura il piano industriale per il rilancio che, oltre a cospicui investimenti, prevede tra l’altro una versione del quotidiano romano tutta in inglese che potrebbe diventare un punto di riferimento per chi cerca notizie sul Paese dal mondo anglosassone e non solo. Le stesse fonti confermano anche che la linea editoriale resterebbe immutata, e cioè basata su posizioni critiche verso l’attuale governo.
Questo in ossequio all’idea della famiglia greca di mantenere la linea da editore puro e dunque interessato a contemperare la gestione economica dell’azienda con la necessità di assicurare integrità e indipendenza dei giornalisti. La prima azione sarebbe per questo quella dell’inserimento di uno o due manager di peso in grado di risanare i conti che, a oggi, presentano perdite rilevanti, senza intaccare il bacino di riferimento dei lettori che, nella maggioranza dei casi, si identificano nell’attuale opposizione al governo Meloni. Nessun cambiamento dunque per assicurare continuità e posizionamento e, in ultima analisi, mantenere i numeri di copie e abbonamenti attuali cercando ovviamente di conquistare nuovi spazi.
Nessuna certezza invece sui tempi dell’operazione. Solo illazioni. Ma se non ci fossero ripensamenti il cosiddetto closing potrebbe essere nei primi mesi del prossimo anno. Non prima dunque dei cinquanta anni della fondazione di Repubblica che cadono con esattezza il prossimo 14 gennaio. Chiusi i festeggiamenti nulla osterebbe alla firma del passaggio ai greci sia della testata fondata da Eugenio Scalfari sia delle frequenze radio. Resterebbe sul tavolo il nodo de La Stampa per la quale, sempre secondo i rumors, si starebbe sondando la ricerca di un altro compratore in grado di garantire un passaggio «ordinato» dell’intero gruppo Gedi.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto