è scomparso armani

Giorgio Armani, il mondo della moda piange lo stilista che ha riscritto l'eleganza

Katia Perrini

«Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia». Con queste parole, Re Giorgio ci ha lasciati. Soli. Orfani dell’ultimo dei grandi stilisti italiani di un’era che non esiste più. Innovatore vero, precursore dei tempi, fino all’ultimo giorno. Il mondo della moda ha vissuto gli ultimi mesi con la consapevolezza che questo giorno sarebbe arrivato presto e che il vuoto lasciato sarebbe stato incolmabile. L’assenza alle ultime sfilate, il messaggio dell’11 luglio scorso, nel giorno del suo 91esimo compleanno in cui ringraziava per tutti i messaggi di vicinanza e di calore e di ansia per le sue condizioni di salute. Giorgio Armani ci ha lasciati ieri, più soli. Più spaesati in un mondo fashion che continua a perdere pezzi, impazzito. Un mondo dove Armani regnava, unico grande ad avere ancora saldo in mano il suo regno. Creativo si, ma anche capace di far quadrare i conti con le sue linee: l’alta moda con Armani Privè, il pret a porter, Emporio Armani per i giovani e la linea sport, gli alberghi, i prodotti per la bellezza e per il trucco. Qualche giorno fa l’acquisto della Capannina, un gesto tutto sentimentale, per tenere stretti a sé, nelle ultime ore di vita, i ricordi più preziosi: perché fu proprio a Forte dei Marmi che Re Giorgio incontrò l’amore più grande della sua vita.

 

 

È stata una vita piena di successi quella di Armani. Non solo in passerella ma anche nel mondo del cinema e dello spettacolo, e nello sport che tanto amava. Nato l’11 luglio 1934 a Piacenza pensava che, nella vita, avrebbe indossato il camice. Ma nel 1957 decide di lasciare la facoltà di Medicina per fare qualcosa di molto diverso. Nel mondo della moda, entra perciò come vetrinista alla Rinascente di Milano. Poi inizia a lavorare con Nino Cerruti, ed è qui che affina l’arte della sartoria. La svolta però avviene il 24 luglio 1975: assieme al compagno di vita e socio Sergio Galeotti, fonda il suo primo atelier a Milano in Corso Venezia. L’anno dopo c’è il debutto con la linea donna e nel 1978, sigla una licenza con Gft che lo lancia oltre i confini nazionali. Nel 1979 nasce la Giorgio Armani Corporation. È negli anni ’80-’90 che l’impero di Armani cresce e acquista forza. Armani firma tutto: nascono Emporio Armani, Armani Jeans, Armani Exchange, collezioni di biancheria intima, occhiali e profumi. Nel 2005 arriva il debutto con l’alta moda: ecco Armani Privé. Armani è ormai un nome, una garanzia, l’italiano più conosciuto al mondo. Le star di Hollywood lo scelgono per il red carpet degli Oscar. Tra il 1996 e i nostri giorni, veste le donne (e gli uomini) più famose e più belle del cinema. Se Diane Keaton vince l’Oscar per «Io e Annie» e ritira la statuetta con blazer e gonna a pieghe firmati Giorgio Armani e nel 1980 Richard Gere indossa l’iconico completo Armani in American Gigolo, hanno scelto Re Giorgio negli anni Cate Blanchett, sua musa assoluta, Julia Roberts e Nicole Kidman. E ancora Michael Douglas e Jodie Foster, ma anche le stelle della musica come Lady Gaga e Beyoncè. Un numero infinito di nomi hanno vestito l’eleganza senza tempo, mai urlata, rappresentata da sempre da Armani.

 

 

Fin dai suoi esordi, quando il tailleur maschile con lui divenne tutto femminile. Destrutturato, reinventato, costruito sul corpo delle donne. Improvvisamente spazzate via le spalline pronunciate anni Ottanta per far posto e qualcosa di più morbido, comodo e portabile. E quel colore, il greige, a metà tra il grigio e il beige, che incarnava, e incarna ancora oggi una neutralità sofisticata che va ben oltre le mode. Armani lo spiegava così: «Cercavo una tonalità che fosse calda ma allo stesso tempo metropolitana, sobria ma non scontata. E il greige è tutto questo per me: discreto, sofisticato e naturale. Amo i colori naturali, danno un profondo senso di tranquillità e serenità, e sono una base sulla quale si può costruire qualsiasi cosa. Ti permettono di connettere altri colori fra loro, rendono possibile un legame tra tonalità lontane. Il greige è come un colore di sfondo. Qualcosa che rimane, sopra il quale puoi immaginare abbinamenti di volta in volta diversi». Uomo gentile, mai fuori le righe, anche quando a fine sfilata, spiegava con decisione il suo pensiero, il suo messaggio forte, la sua moda lontano dalle donne chiassose e urlate. Armani era così, ed era per questo che in tante lo amavano. Le star sapevano che indossando una sua creazione non avrebbero sbagliato mai. Le sue clienti in boutique cercavano, allo stesso modo, il tailleur o l’abito per sentirsi belle. Ed era questo che poi trasmettevano, la luce della sicurezza di sé negli abiti di Re Giorgio. Ma il re ci ha lasciati, e ora ci sentiamo più soli. Per chi vorrà salutare lo stilista la camera ardente sarà allestita a partire da domani 6 settembre e sarà visitabile fino a domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18, a Milano, in via Bergognone 59, presso l’Armani Teatro. I funerali si svolgeranno in forma privata, per espressa volontà di Armani.