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Dossieraggio, quel filo rosso che lega il giallo del suicidio Pace all'inchiesta sui dossier

Rita Cavallaro
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C’è un mistero che incrocia l’inchiesta sugli spioni. Un grande giallo che si riapre proprio nel momento in cui il team di Striano & Co effettuava le intrusioni illecite per dare la caccia a Matteo Salvini, in quell’estate in cui il leader della Lega era sotto attacco per i porti chiusi. È allora che il finanziere Pasquale Striano setacciava le Sos, inviate regolarmente agli amici giornalisti di Domani, per creare lo scandalo dei 49 milioni. E in quegli stessi giorni era tornato stranamente all’attenzione del gruppo del finanziere il suicidio di Omar Pace, il colonnello della Guardia di Finanza che la mattina dell’11 aprile 2016 si era ucciso con un colpo di pistola, nel suo ufficio alla Dia di Roma. Pace non era un investigatore qualunque, ma il capo analista delle Segnalazioni per operazioni sospette e superiore, nonché amico di Striano, all’epoca in cui i due avevano lavorato insieme all’operazione Breakfast, sotto il coordinamento dell’allora procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. Si tratta dell’indagine che portò all’arresto dell’allora ministro del governo Berlusconi, Claudio Scajola, per aver favorito la latitanza dell’ex forzista Amedeo Matacena, morto a Dubai il 16 settembre 2022 per un infarto, oggetto ora di un fascicolo per omicidio a carico della sua ultima moglie.

 

 

Il colonnello Pace, che aveva condotto l’indagine contro Scajola, avrebbe dovuto testimoniare al processo due giorni dopo quel suicidio e la sua testimonianza era ritenuta cruciale perché, come ricordò nell'udienza del 13 aprile 2016 il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, Pace aveva eseguito materialmente il sequestro degli atti in casa Scajola il giorno dell’arresto, I’8 maggio 2014, tra i quali un fax scritto dall’ex presidente libanese Amin Gemayel, coinvolto insieme ad altri italiani residenti in Libano nel favoreggiamento della latitanza di Matacena. Pace stava continuando a indagare per ricostruire affari e passaggi di denaro di quei personaggi ma, a quell’udienza, non ci arrivò mai, mentre Striano testimoniò al processo. La morte dell’ufficiale è stata archiviata come suicidio e ora, dalle nuove carte del fascicolo dossieraggio del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, emergono alcuni messaggi sul caso, scambiati tra Striano e il collega del gruppo Sos Massimo Carlesi, il quale, il primo giugno 2019, inoltra allo spione il link di un articolo di Stefania Limiti sul Fatto quotidiano, riguardante il suicidio Pace, in cui sottolineava la frase «un affare tragico e imbarazzante per la Dia». Striano commenta: «Mi suona nuovo... è del 2017, pensavo di oggi». E Carlesi: «Io pure... mi hanno fregato». Striano specifica: «Anche perché alcune cose le ho fornite io a Stefania». In merito ai rapporti con la giornalista, gli inquirenti riportano «alcuni scambi di messaggi di possibile interesse investigativo», che riguardano il caso Pace.

 

 

Nel mese di novembre 2017, parlando dell’ordinanza sulla vicenda Occhionero riguardante il cyber spionaggio e collegata a Pace, Striano, oltre a chiedere alla giornalista se ne è in possesso, le fornisce informazioni sulla richiesta di archiviazione per suicidio. Limiti risponde che «avrei una o più domande per Farla», ovvero il generale della Finanza che dal 2014 al 2017 era direttore della Dia. E lo spione le dice che «sabato le dirà tutto lui». A informazioni ottenute, la giornalista invia a Striano l’articolo pubblicato, in cui sono contenute le incongruenze di quel suicidio. Il colonnello era destrimano e si sparò con la sinistra e, ancora peggio, aveva scoperto di essere stato pedinato da alcuni ufficiali della Dia mentre andava a San Marino per alcune lezioni all'Università. Nell'articolo, oltre a chiedersi «perché un ufficiale esperto come lui insegnava in quel piccolo Stato estero», viene riportata la circostanza che, al pm, gli agenti responsabili dello «spionaggio» hanno spiegato di aver svolto il pedinamento per accertare che l’analista delle Sos andasse davvero all’Ateneo e non si recasse invece in strutture private. Un articolo che torna all’attenzione di Striano & Co proprio quando il gruppo si attiva contro la Lega su una segnalazione targata San Marino.

 

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