DISCRIMINAZIONE E RELIGIONE

Ramadan, i musulmani pregano e le donne vengono segregate dentro un recinto

Francesca Musacchio

Chiuse dentro un recinto. Separate dagli uomini che durante la preghiera non possono essere distratti dalle tentazioni della carne. Nascoste agli occhi del mondo, come se il solo fatto di esistere fosse una colpa. È quanto accaduto ieri a Roma in piazza dei Mirti, nel quartiere di Centocelle, dove i fedeli si sono riuniti per celebrare la fine del Ramadan che quest’anno è stato oggetto di polemica anche per la decisione di una scuola di Pioltello di sospendere le lezioni per le celebrazioni dell’Eid-El-Fitr. Proprio ieri un gruppo di genitori si è riunito davanti all’istituto per protestare contro la decisione. E la foto che arriva da Roma, dove in totale in 25 piazze i fedeli musulmani si sono riuniti a pregare, getta altra benzina sul fuoco delle polemiche. L’immagine di quelle donne richiuse all’interno di un recinto ha suscitato sdegno. Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera dei deputati, proprio non ci sta e ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. «Gli uomini si inginocchiano e pregano Allah, è giusto, ognuno dei circa due milioni di musulmani residenti in Italia ha il pieno diritto di farlo, anche pubblicamente - ha dichiarato Rampelli -. Le donne invece sono rinchiuse in un recinto e discriminate, non possono pregare, ma neppure guardare gli uomini chini verso la Mecca. Infatti una rete da pollaio con telo oscurante impedisce loro di guardare nel settore dei fedeli in preghiera perché sono "esseri inferiori" e non devono avere accesso né diretto né indiretto alla fede».

 

 

Secondo Rampelli, infatti, il problema risiede nel fatto che una tale scena sia avvenuta in un luogo pubblico. «È giusto - chiede - far esibire pubblicamente a un gruppo di professanti la reclusione illegale e incostituzionale della donna in quanto tale e la menomazione dei suoi diritti primari? La risposta è certamente chiara: non è giusto. Ed è legale? Qui inizia invece il mistero... Nel frattempo non si trova una sola donna di sinistra, non dico una femminista, che s'indigni e protesti. Diritti al rovescio. In ogni caso su questa materia occorre giocare meno e dare risposte che tengano insieme il rispetto della nostra civiltà e del suo ordinamento con il diritto dei fedeli musulmani a seguire la loro fede».

 

 

Un tema spinoso quello della presenza dell’Islam nel nostro Paese che da anni si ripropone non solo rispetto alla preghiera per la fine del Ramadan, ma soprattutto perla presenza di moschee non autorizzate che nella Capitale sarebbero ormai quasi 100. Come sempre, su questo argomento la strada che si percorre è stretta, tra diritto alla preghiera e rispetto della Costituzione e dei diritti fondamentali. E se a Roma 25 piazze (32 comprese quelle in provincia), sono state interessate dalle celebrazioni dell’Eid-El-Fitr, in altre città italiane non è andata meglio. A Renate, in provincia di Monza, non senza polemiche, la cena dell’Iftar è stata organizzata nei locali dell’oratorio. Mentre a Napoli in migliaia si sono riuniti a piazza Garibaldi e a Torino FdI accusa il Comune di aver mandato in tilt la città a causa della preghiera di fine Ramadan.