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Inchiesta dossier, ora Laudati vuole parlare all'Antimafia: come funzionava la Dna con De Raho

Rita Cavallaro
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Il pm Antonio Laudati è giunto a un bivio: rimanere in silenzio e, come un'incudine, continuare a prendere martellate o chiarire cosa è davvero accaduto in quella sorta di centrale del dossieraggio, messa in piedi dal tenente Pasquale Striano alla Dna. Il magistrato, che è indagato insieme con il finanziere e alcuni giornalisti per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto, a un mese dallo scandalo spioni ha deciso che vuole parlare. E non in un riservato ufficio giudiziario di Perugia, dove ad ascoltarlo ci sarebbero solo gli inquirenti guidati dal procuratore Raffaele Cantone, ma davanti a tutti gli italiani.

 

Il pm Laudati, difeso dall'avvocato Andrea Castaldo, ha inoltrato la richiesta ufficiale di essere audito in Commissione parlamentare antimafia, le cui sedute vengono trasmesse in diretta. La Commissione, presieduta da Chiara Colosimo, sta approfondendo il caso spioni ormai da settimane ma, pur comprendendo la necessità di convocare Laudati e Striano per poter avere un quadro più ampio della faccenda, non ha mai comunicato la volontà di audire i due protagonisti della vicenda. Il motivo è semplice: in qualità di indagati una tale richiesta potrebbe configurare una violazione dei diritti di garanzia di persone sottoposte a indagini penali, senza contare che qualunque cosa diranno potrebbe essere usata nel procedimento a loro carico. Eppure il pm Laudati vuole correre il rischio, perché le versioni di Striano lasciano troppe ombre sull’operato del capo e su quelle ricerche illegali, tra cui il dossier contro la corsa al Colle di Silvio Berlusconi, che il finanziere dice essergli state ordinate da Laudati. Il quale sostiene invece di essersi «limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo». Che all’epoca era l’attuale parlamentare Federico Cafiero De Raho, il pentastellato che ricopre tra l’altro la carica di vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia. La stessa che indaga proprio sui fatti nei quali De Raho è tirato in ballo.

Laudati, dunque, confida nell’audizione a Palazzo San Macuto, per ricostruire «la vicenda e il sistema di poteri e dei controlli della Procura nazionale antimafia». E illustrare come ha lavorato, all’oscuro dell’enorme mole di accessi abusivi al sistema, circa 40mila, che Striano avrebbe compiuto autonomamente.

 

Una richiesta, quella di Laudati, che lo esporrà alle domande dei membri della Commissione, convinti che ancora troppi aspetti, in primis l’esistenza di presunti mandanti, siano rimasti nell’ombra, nonostante la tipologia delle vittime del dossieraggio, soprattutto esponenti del centrodestra, e le tempistiche, sempre in vista di appuntamenti importanti della politica, sembrano tracciare un percorso «sinistro».

Intanto oggi è prevista l’audizione in Commissione di Enzo Serata, direttore dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia, che fa capo a Bankitalia e si occupa delle Segnalazioni per operazioni sospette. A Palazzo San Macuto, come ha spiegato la presidente Chiara Colosimo, «entro questo mese verranno auditi anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il governatore della Puglia, Michele Emiliano», nell’ambito degli approfondimenti sulle infiltrazioni mafiose nel capoluogo pugliese dei quattordici clan attivi in città, dopo la valanga di arresti della Dda. La convocazione di Emiliano, invece, è stata richiesta per via del suo aneddoto, quando raccontò di essere andato con Decaro dalla sorella del boss Capriati per una sorta di protezione, dicendole «Te lo affido».

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